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Agricoltura e raddoppio ferroviario, la storia del limone Interdonato

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Tra i tanti temi su cui si discute attualmente in Sicilia il raddoppio ferroviario rientra sicuramente tra i più caldi: attualmente, infatti, tra Giampilieri e la provincia etnea si circola ancora a singolo binario e con i lavori per il lotto Taormina-Fiumefreddo, da due miliardi di euro, si prevede entro il 2030 il raddoppio di 15,4km di linea, incluso l’allaccio alla stazione Letojanni, con circa 11km in galleria, che saranno scavati in parte con impiego di 2 frese meccaniche (TBM -Tunnel Boring Machine). Incluse nel progetto anche la costruzione della stazione Taormina (totalmente interrata), 2 fermate, e nuovi viadotti, di cui uno sulla valle dell’Alcantara lungo 928m e con campata ad arco di 120m.

Un’opera però complessa, da un lato per l’orografia del territorio attraversato, stretto tra mare e collina, e dall’altro per i danni all’agricoltura. Proprio su quest’ultimo ostacolo i dubbi sono iniziati ad insorgere già qualche anno addietro: negli ultimi decenni si registra che la perdita di terreno agricolo è la principale minaccia del territorio e il raddoppio influirebbe negativamente su questo trend. Un esempio delle preouccupazioni legate al mondo agricolo è il caso del limone interdonato.

La varietà, che dal 2009 dispone del marchio IGP, nasce alla fine dell’800 grazie al colonnello garibaldino messinese Giovanni Interdonato, che dopo una serie di tentativi di incroci, ottenne quella che sarebbe diventata un’eccellenza siciliana nella propria tenuta di valle del “Nisi” (Nizza di Sicilia / Fiumedinisi). Nel novembre 2016 venne poi costituito il consorzio tutela limone Interdonato Messina IGP, riconosciuto con decreto del ministero delle politiche agricole forestali, con lo scopo di valorizzare la varietà di limone.

Tuttavia col raddoppio ferroviario parte del terreno, nella quale erano ancora presenti le piante da cui discende il limone, verrà utilizzato per il cantiere e per realizzare la ferrovia. Attilio Interdonato, imprenditore e discendente del Colonnello Interdonato, per preservare gli alberi centenari si è dunque servito di uno sradicatore, a proprie spese, per spostarli nei punti non interessati dai cantieri. Nonostante si sia provato ad arginare il danno rimangono però aperti diversi interrogativi, come ad esempio se gli sforzi fatti per ottenere il marchio IGP verranno vanificati da questi interventi.

Ne abbiamo parlato con Attilio Interdonato, guarda l’intervista