SiciliaSpettacoli

Caro vecchio "Vuoto a rendere", cos'è e perché potrebbe aiutarci

Condividi su:

Il meccanismo del vuoto a rendere esiste in 38 paesi del mondo, e ovunque funziona con ottimi risultati.

La locuzione vuoto a rendere indica che un contenitore (tipicamente bottiglie di vetro, ma anche in plastica PET) una volta svuotato dev’essere reso al fornitore, così che possa essere riutilizzato (si arriva fino a 20 riutilizzi per le bottiglie in PET, 40 per quelle in vetro).

Per i norvegesi questa è una pratica largamente diffusa e permette alla Norvegia di riciclare quasi l’integralità delle bottiglie in plastica ponendosi così in testa alla classifica mondiale.

L’accumulo di plastica preoccupa il mondo e desta preoccupazione, secondo il WWF vengono scaricate negli oceani 15 tonnellate di plastica al minuto.

La Commissione europea si è fissata come obiettivo arrivare entro il 2025 a 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata da riutilizzare in nuovi prodotti con un aumento del mercato della plastica riciclata di oltre il 150%. A praticare la tecnica del vuoto a rendere con eccellenti risultati vi sono anche Germania e Svezia.

In Germania il pfandsystem o vuoto a rendere è stato adottato dagli anni Novanta. Il sistema prevede che quando si compra una bibita in bottiglia d’acqua minerale o di birra, oltre al prezzo d’acquisto si paga il pfand, ossia un deposito il cui importo varia dagli 8 ai 25 centesimi a seconda delle dimensioni e del materiale di cui è composto il contenitore. Una volta bevuto il contenuto, il consumatore può restituire al barista la bottiglia vuota, ottenendo in cambio la restituzione del deposito.

Nel caso specifico del vetro, secondo studi condotti dall’Ufficio federale dell’ambiente della Germania il riuso per 20 volte di una bottiglia di vetro comporta anche un risparmio energetico del 76,91%. Il vetro è un materiale riciclabile infinite volte al 100% e di gestione relativamente facile, pensate che riciclando 1 chilogrammo di vetro si riducono i consumi energetici rispetto alla lavorazione della materia prima di una quantità di energia pari a 1,37 kwh, l’equivalente di ciò che consuma un PC acceso per 24 ore.

In Italia nel 2017 l’allora Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha deciso di reintrodurre – in via sperimentale per la durata di un anno – il sistema del vuoto a rendere, che nel nostro Paese era molto diffusa negli anni ‘80.

Purtroppo però il decreto del 2017 si è rivelato un fallimento.

Eppure nonostante il fallimento della normativa del 2017 grazie all’iniziativa sostenuta da Fareraccolta, in Italia sono nate quattordici postazioni di vuoto a rendere in diverse città, dando così la possibilità agli interessati di recuperare qualche soldo per ogni bottiglia restituita.