La Corte d’Appello di Catania, Prima Sezione Penale, ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente sentenza: “La Corte, visto l’art. 605 CPP, in riforma della sentenza 2093/20 emessa in data 15/7/2020 dal Tribunale di Catania, appellata dagli imputati, assolve Filippo Anastasi, Carlo Alberto Tregua e Sebastiano Urzì dal reato loro in concorso ascritto al Capo A dell’imputazione (…) perché il fatto non sussiste”.
Nel corso del giudizio di appello, il rappresentante della Procura generale, con la sua requisitoria, ha disarticolato gli argomenti della sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale di Catania, Prima Sezione Penale e ha concluso la sua discussione finale con la richiesta di “proscioglimento degli imputati perché il fatto non sussiste”.
Il Collegio di Difesa – composto dall’avvocato Carmelo Calì, dal professore Fabrizio Siracusano, dall’avvocato Antonio Bellia e dall’avvocata Cristina Calì – ha evidenziato l’assoluta carenza probatoria del fatto oggetto di contestazione e ha concluso con la richiesta di riforma della sentenza di condanna pronunciata in primo grado, richiedendo alla Corte una pronuncia assolutoria con la formula ampiamente liberatoria “perché il fatto non sussiste” prevista dal Codice vigente e accolta dalla Corte.
La vicenda risale a sette anni e tre mesi oggi ed è cominciata con la visita negli uffici della società editrice del Quotidiano di Sicilia da parte di una pattuglia della Guardia di Finanza per una verifica sulla correttezza dei contributi diretti all’editoria.
Il fondatore e direttore, Carlo Alberto Tregua, si è detto “soddisfatto per la giusta conclusione di questo processo, ma anche molto amareggiato perché durante sette anni e tre mesi della sua vita ho dovuto subire azioni poco commendabili da parte di chi aveva interesse a danneggiare il Quotidiano di Sicilia”.
“Questo processo – ha aggiunto Tregua – conferma ancora una volta che i cittadini onesti possono continuare a confidare nell’operato dei magistrati attenti e scrupolosi nello studio degli atti processuali, al fine di ottenere una sentenza che acclari le ragioni della loro innocenza”.
Tregua ha concluso sottolineando come “l’assoluzione contestuale del vice presidente della società editrice del Quotidiano di Sicilia, Filippo Anastasi, e del consulente Sebastiano Urzì hanno completato il quadro, che ripristina la verità dei fatti”.