Il recente malore che ha colpito Edoardo Bove, calciatore della Fiorentina, durante una partita, ha riportato al centro dell’attenzione pubblica il tema della morte cardiaca improvvisa, una condizione che può rivelarsi fatale senza un intervento immediato. Grazie alla tempestività dei soccorsi, Bove è stato salvato, ma l’episodio sottolinea quanto sia cruciale investire sulla prevenzione, sul monitoraggio accurato e sulla disponibilità di strumenti salvavita come i defibrillatori.
Per approfondire questo argomento, il professor Gianluca Di Bella, direttore della Cardiologia con Utic del Policlinico di Messina, è intervenuto a TaoMattina, la trasmissione di Radio Taormina condotta da Carmelo Caspanello. Durante l’intervista, il professor Di Bella ha illustrato le principali cause e i fattori di rischio legati alla morte cardiaca improvvisa, spiegando come questa possa colpire non solo gli atleti, ma anche la popolazione generale.
L’esperto ha posto l’accento sull’importanza dello screening cardiologico, sia per gli sportivi professionisti sia per chi pratica attività a livello dilettantistico, evidenziando le patologie che spesso restano nascoste, come la cardiomiopatia ipertrofica o le canalopatie. Ha inoltre analizzato il ruolo dei fattori genetici, che possono aumentare la predisposizione a eventi fatali, e ha discusso le tecnologie emergenti che potrebbero rivoluzionare la diagnosi precoce e il trattamento di queste emergenze.
Un punto centrale dell’intervista è stato il riferimento alla disponibilità e all’accessibilità dei defibrillatori semiautomatici (Dae) in Italia, strumenti che possono salvare vite se utilizzati rapidamente. Il professor Di Bella ha anche analizzato i protocolli di emergenza cardiologica attualmente in uso negli stadi di alto livello, sottolineando la necessità di estendere tali procedure a tutti i contesti sportivi, inclusi quelli amatoriali.
La riflessione si è poi spostata sul ruolo dello sport: se da un lato rappresenta un modello di salute, dall’altro, in assenza di controlli adeguati, un’attività intensa può talvolta trasformarsi in un fattore di rischio per il cuore.
L’intervista ha offerto uno spunto prezioso per comprendere come prevenzione, tecnologia e formazione possano contribuire a ridurre il rischio di eventi tragici, diffondendo una maggiore consapevolezza sulla salute cardiaca.