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Taobuk 2025. Gancitano, Piantedosi e Violante riflettono sui nuovi confini del presente

Seconda giornata di festival all'insegna dell'educazione sentimentale, sicurezza europea, letteratura di resistenza e giustizia globale

TAORMINA – Intimità, affettività ed identità, queste le parole chiave che hanno inaugurato la seconda giornata densa di eventi del Taobuk – Taormina International Book Festival, grazie alla presenza, seppur da remoto, di Maura Gancitano, filosofa, saggista e fondatrice del progetto TLON. Alla presenza di un vasto pubblico di studenti, l’autrice ha presentato il suo ultimo libro “Erotica dei sentimenti. Per un’educazione sentimentale” (Einaudi), nell’ambito della declinazione tematica dei confini, In assenza di gravità. È proprio su questa linea di tensione, tra aspettative sociali e libertà interiore, che si è inserito l’intervento della saggista, capace di rinnovare il concetto stesso di educazione sentimentale, spostandolo dal piano normativo a quello emancipativo.

Tra le tematiche affrontate, la Gancitano ha posto al centro della riflessione la condizione giovanile, sottolineando quanto i giovani siano oggi bersaglio di aspettative sociali schiaccianti che li vuole sempre performanti, adattabili, funzionali e pronti a rispondere ad un ideale standardizzato di successo personale e relazionale. In un contesto in cui il desiderio viene spesso disciplinato e l’emozione considerata un limite da correggere, l’autrice ha proposto un cambio di paradigma radicale: “Le emozioni non vanno controllate, ma comprese. –Ha dichiarato – Il desiderio non va standardizzato, ma ascoltato”. Un’affermazione semplice solo in apparenza, che interpella profondamente il nostro rapporto con l’altro e con noi stessi e che riesce a far breccia negli animi degli ascoltatori presenti, ricordando quanto in un’epoca in cui il confine tra il pubblico ed il privato si assottiglia sempre di più, sia necessario educare ai sentimenti per educare alla libertà.

Sicurezza e legalità: Piantedosi riflette sui confini d’Europa

Tra i momenti più significativi della seconda giornata, l’intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha offerto una riflessione articolata sulle sfide attuali che l’Europa affronta in materia di sicurezza alle frontiere. Al centro del dibattito, il rischio di infiltrazioni di soggetti radicalizzati all’interno dei flussi migratori, fenomeno che, secondo il ministro richiede un monitoraggio costante e strumenti di prevenzione sempre più sofisticati, in stretta sinergia con le agenzie di intelligence internazionali.

A questa minaccia si affianca la crescente pressione delle reti criminali transnazionali nel Mediterraneo, capaci di sfruttare la porosità dei confini per alimentare traffici di esseri umani, armi e droga. In questo quadro, Piantedosi ha illustrato le linee guida del Viminale per prevenire turbative dell’ordine pubblico, in un contesto segnato dalle tensioni geopolitiche ai confini orientali dell’Europa, ribadendo la necessità di un approccio integrato, fondato sulla cooperazione internazionale, sulla tutela della sicurezza e sul rispetto dei valori democratici.

Europa e Stati Uniti, crisi o trasformazione? I confini di un’alleanza sotto esame

In un’epoca in cui i legami storici sembrano vacillare e le certezze geopolitiche del secondo dopoguerra appaiono erose, il panel intitolato “C’era una volta l’America: l’Europa, Trump e il futuro delle relazioni transatlantiche” ha offerto una riflessione ad alta intensità intellettuale e politica. Moderati da Marilisa Palumbo, sul palco sono intervenuti Joschka Fischer, ex vicecancelliere e ministro degli Esteri tedesco, Gilles Gressani, direttore della rivista Le Grand Continent, Sylvie Kauffmann, editore di Le Monde e Gordon Repinski, direttore di Politico ed autore di Berlin Playbook.


Il titolo, evocativo di un tramonto geopolitico, ha stimolato una riflessione sulla fine di un’epoca e su un possibile “divorzio” tra le due sponde dell’Atlantico. I relatori hanno evidenziato come il cambiamento in atto non sia sintomo di una rottura netta, ma di una transizione lenta, accelerata da Trump, ma non esclusivamente a lui riconducibile. L’errore, secondo cui tutti si sono trovati d’accordo, sarebbe concentrare l’attenzione solo sugli Stati Uniti, trascurando le vere esigenze dell’Europa, proponendo una strategia secondo cui, per affrontare le sfide globali, il vecchio continente debba smettere di vivere all’ombra di Washington e costruire una visione strategica autonoma con i propri membri.

Yasmina Khadra al Taobuk: virtù, memoria e giustizia oltre i confini della storia

Ha coinvolto tantissimi giovani e studenti, la conversazione con Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul. Nato in Algeria e cresciuto sotto un regime militare che imponeva rigide regole di censura, Moulessehoul ha scelto di scrivere sotto il nome della moglie per sfuggire ai vincoli imposti dalla sua condizione di ufficiale. Una scelta di rottura, di libertà, che ha dato vita ad una produzione letteraria densa di umanità, tensione etica ed impegno civile.

Dopo titoli come “Le rondini di Kabul”, “Il sale dell’oblio” e “Cosa sognano i lupi”, l’autore presenta al Taobuk, “I virtuosi”, proseguendo il solco di una narrazione che intreccia la dimensione storica con quella morale, portando in scena Yacine, un uomo giusto in un mondo profondamente ingiusto. Il romanzo si sviluppa come un’indagine sull’integrità e sulla resistenza morale, ambientata in un’Algeria percorsa da ferite coloniali, contraddizioni politiche e lacerazioni identitarie. Khadra racconta un Paese segnato dalla violenza, ma abitato anche da figure che, come il protagonista, scelgono di non cedere alla barbarie, mantenendo intatto il valore della virtù come atto di resistenza.

Luciano Violante al Taobuk: “La giustizia internazionale è in crisi, ma il diritto resta un confine da difendere”

Nel corso del panel promosso dalla Fondazione Vittorio Occorsio al Taobuk 2025, Luciano Violante ha offerto una riflessione lucida sulla crisi della giustizia internazionale, evidenziando come il concetto di “confine” – da lui definito la parola dell’anno – sia oggi centrale per comprendere i conflitti contemporanei, da Russia-Ucraina a Israele-Palestina, fino al rapporto tra l’uomo e l’intelligenza artificiale. Secondo Violante, la giustizia globale vacilla perché manca il consenso tra gli Stati: “gli organismi internazionali si fondano su questo principio, e senza di esso tutto si paralizza”.

In dialogo con Rosario Aitala, Nicoletta Parisi, Giovanni Salvi e Francesco Paolo Sisto, ha ricordato che i diritti non sono concessi, ma conquistati e quanto sia fondamentale difenderli ogni giorno: “Oggi il conflitto è una lotta per i diritti. Noi siamo chiusi dentro i nostri confini nazionali, spettatori di ciò che sta accadendo nel mondo. – Ha dichiarato il ministro– Dobbiamo ricordare che ciascuno di noi deve combattere quotidianamente per i propri diritti, senza aspettarci che sia qualcun’altro a farlo. Siamo passati dal secolo delle grandi democrazie al secolo delle grandi autorità politiche”. Concludendo, in un secolo in cui le autorità prevalgono sulle libertà, ha invitato tutti i presenti a tornare ad essere protagonisti attivi nella difesa della democrazia.

Oltre i confini: dialoghi tra natura, identità, tecnologia e giustizia

All’interno dell’ampio programma del Festival internazionale del libro, all’insegna dei confini, ampio spazio è stato dedicato alle demarcazioni fisiche e simboliche, culturali e interiori, ambientali e tecnologici. Ad aprire il confronto tra uomo e natura è stato l’architetto Mario Cucinella insieme alla giornalista Serena Uccello, che nel loro libro Città foresta umana hanno proposto un’idea di architettura empatica, ispirata all’intelligenza delle piante. L’abitare si trasforma così in un atto di riconciliazione ecologica e sociale, dove progettare significa anche ascoltare il paesaggio. Sul versante più intimo e narrativo, Gioconda Belli ha incantato il pubblico con la forza della sua scrittura militante, in un incontro che ha messo al centro la parola come spazio di resistenza e libertà. L’identità, per Belli, è una dimora da costruire oltre ogni esilio, con la lingua come strumento di radicamento e rinascita.

Non meno attuale il panel “Lezioni americane e i confini tra umanità e tecnologia”, dove studiosi come Cosimo Accoto, filosofo della tecnologia e Research Affiliate al Mit, Alessandro De Pedys, direttore generale per la diplomazia pubblica e culturale del ministero degli Affari Esteri, Giorgio Metta, direttore scientifico dell’istituto Italiano di Tecnologia, Andrea Prencipe, economista, già Rettore dell’Università Luiss Guido Carli e Massimo Sideri, hanno affrontato l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla definizione stessa dell’umano, tra etica, diplomazia culturale e urgenze educative. Una riflessione che ha richiamato la lezione di Calvino sulla leggerezza come resistenza al pensiero unico.

Sul fronte agroalimentare, il panel su Il cibo a pezzi ha denunciato le distorsioni della globalizzazione alimentare e i modelli produttivi in contrasto con la sovranità dei consumatori e dei territori. Con Gesmundo, Adinolfi e Weber si è riflettuto sul cibo come atto politico e simbolico, al centro di una nuova giustizia ecologica.

Temi simili, ma declinati in chiave istituzionale, hanno animato l’incontro con il ministro Paolo Zangrillo, che ha dialogato con gli studenti sulla trasformazione della pubblica amministrazione e sul ruolo decisivo dei giovani per costruire uno Stato più agile, digitale e inclusivo, mentre nel campo della narrativa psicologica, Lally Masia ha condotto il pubblico “al di là della ragione”, con un romanzo che scava nei limiti dell’identità e del desiderio. Marta, la sua protagonista, è emblema di un’umanità in bilico, sempre pronta a varcare confini interiori. Spazio anche alla riforma della giustizia, con Carlo Nordio ed un reading toccante che ha dato voce ai detenuti attraverso il teatro. Una giustizia che si racconta come istituzione, ma anche come processo di riconciliazione e umanizzazione.

Javier Cercas ha esplorato i confini tra verità e finzione, tra memoria storica e immaginazione narrativa. Il romanzo, ha sottolineato è il vero spazio critico della contemporaneità, ponte tra ciò che siamo stati e ciò che possiamo ancora diventare. Infine, Elena Cattaneo ha celebrato il ruolo delle donne nella scienza, attraverso un libro che racconta biografie trasformative, capaci di infrangere stereotipi e tracciare nuove rotte per la conoscenza, mentre Luigi Zoja ha ricostruito, con sguardo psicoanalitico, i miti che hanno plasmato l’identità italiana, invitando a un nuovo racconto collettivo del nostro Paese.

Il Taobuk si conferma così, come una piattaforma viva di pensiero critico e visione futura, dove il libro diventa lente e specchio per leggere le trasformazioni del mondo.