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“Fatalità”, il coraggio delle eroine senza tempo in scena al teatro Massimo di Palermo

Dal 27 al 31 luglio, il balletto di Toni Candeloro racconta l’amore tragico di Giulietta, Violetta, Anna Karenina e Carmen

PALERMO  Al teatro Massimo, dal 27 al 31 luglio, la danza si fa voce del destino, linguaggio di ribellione e memoria di corpi che amano fino al sacrificio con Fatalità, il nuovo balletto firmato dal coreografo Toni Candeloro. Una produzione potente, strutturata in quattro quadri, che accende i riflettori sulle figure di Giulietta Capuleti, Violetta Valéry, Anna Karenina e Carmen, archetipi femminili di una passione senza compromessi, sospese tra eros e tragedia, tra slancio vitale e condanna sociale.

Realizzato con il corpo di ballo del teatro Massimo diretto da Jean-Sébastien Colau e prodotto dal teatro dell’Opera di Tirana, lo spettacolo si propone come un inno alla danza, strumento di resistenza culturale.

Un viaggio tra letteratura e musica

A guidare l’orchestra del teatro palermitano è il maestro Alessandro Ferrari, direttore di fama internazionale, la cui sensibilità nell’accompagnamento lirico si rivela essenziale per intrecciare la partitura drammaturgica. Il programma musicale si  declina tramite un mosaico di emozioni che fonde le tensioni struggenti di Romeo e Giulietta di Prokofiev, l’intimità lacerata de La Traviata di Verdi, fino all’Andante della Quinta Sinfonia di Čajkovskij che racconta la vertigine interiore di Anna Karenina e alle tinte gitane della Carmen di Bizet.

Ogni sezione musicale è la cornice di un mondo femminile che si ribella all’immobilismo delle regole, dando corpo a una narrazione visiva senza tempo, rafforzata dalla scelta registica di affidare a una sola danzatrice, Martina Pasinotti o Francesca Davoli, la responsabilità di incarnare tutte e quattro le eroine.

Toni Candeloro, l’arte come missione culturale

La carriera di Toni Candeloro è un intreccio di palcoscenico, ricerca e pedagogia. Danzatore di fama internazionale, ha lavorato con maestri come Nureyev, Béjart, Cullberg. Coreografo e studioso, ha contribuito alla riscoperta del repertorio classico e alla valorizzazione della memoria della danza, collaborando con istituzioni prestigiose in Europa, Russia e America Latina.

La sua visione artistica si nutre di storia, ma guarda al presente con lucidità critica. Fatalità ne è testimonianza viva, un balletto che non si limita a incantare, ma che interpella il pubblico, chiedendo di riconsiderare la responsabilità culturale verso le figure femminili, spesso narrate solo nella loro caduta.

Oltre allo spettacolo, Candeloro ne firma la scenografia, affiancato da Edlira Qyshka che ne cura i costumi, da Florian Canga che ne firma le proiezioni video e da Vincenzo Traina che ne cura le luci. Il soggetto coreografico nasce da un’intuizione di Enada Hoxha, prima ballerina del teatro albanese e assistente alla coreografia, che ha immaginato un percorso in cui le protagoniste diventano specchio l’una dell’altra, legate dalla medesima “fatalità” sociale.

Un cast di grande livello

Due saranno i cast che si alterneranno nelle repliche, composti dalle protagoniste femminile interpretate da Martina Pasinotti e Francesca Davoli e dai danzatori Giovanni Traetto ed Emilio Barone nel ruolo di Romeo, Alessandro Cascioli e Michele Morelli  nei panni di Alfredo, Andrea Mocciardini e Diego Mulone nei ruoli di Vronski e Don José e Marcos Rodríguez Ovejero nei panni di Escamillo. Completano il cast Noemi Ferrante, Debora Di Giovanni, Sabrina Montanaro, Fabio Correnti, Romina Leone, Michaela Colino, Daniele Chiodo, Vincenzo Carpino, Yuriko Nishihara, Dennis Vizzini e Gianluca Mascia.

Ogni interprete porta in scena non solo tecnica impeccabile, ma anche profondità espressiva, restituendo la tensione emotiva di personaggi nati dalla letteratura ma ancora incredibilmente attuali.

Oltre il sipario, un messaggio universale

Giulietta, Violetta, Anna, Carmen –  afferma Candeloro – sono incarnazioni di una femminilità che sfida il tempo. Sono voci che la danza può restituire al presente, in tutta la loro forza”. Fatalità diventa così una meditazione poetica e politica sull’amore che rompe le catene, sulla donna che non accetta di morire in silenzio e sul bisogno urgente di riscrivere le dinamiche culturali.