GIAMPILIERI – Due giornate dense di emozioni, arte, proiezioni e partecipazione comunitaria hanno caratterizzato la seconda edizione di “Accussì – Festival per gli Occhi“, la rassegna cinematografica dal forte carico simbolico e culturale, nata per raccontare il “Piccolo Mondo” attraverso il linguaggio potente del cortometraggio. Organizzato interamente dai residenti della provincia messinese, il festival ha nuovamente fatto centro, trasformando le viuzze e la piazza della chiesa di San Nicola in uno spazio di visione e condivisione autentica. Un atto culturale e al tempo stesso politico, capace di rivendicare il diritto alla narrazione delle periferie, non come margine, ma come cuore pulsante di storie, identità e resilienza.
Proiezioni sotto le stelle e partecipazione popolare
Sedici i cortometraggi in gara, otto per ciascuna serata, proiettati direttamente sulla parete laterale della chiesa, trasformata in schermo cinematografico a cielo aperto. Un gesto scenico e simbolico di come la fede e l’arte, possano insieme generare comunità. Il pubblico, composto da residenti ed appassionati giunti anche dalle zone limitrofe, ha dimostrato una partecipazione composta e intensa, attraverso un silenzio carico di attenzione, che ha contribuito alla riuscita delle serate, suggellate da un’interazione diretta, che lo ha coinvolto proprio nella scelta del vincitore per la nuova categoria “Comedy”.
I riconoscimenti sono andati a “Bacialè” di Chiara De Angelis, che ha ottenuto dalla giuria il premio “Du Paisi”, “Novavita” di Francesco Bruno Sorrentino e Antonio Genovese che ha trionfato nella categoria “Animazione” e “Solo un Crodino” di Matteo Fischietti vincitore della categoria “Comedy”.
Oltre il cinema, fotografia, street art e la memoria dei luoghi
Il Festival non si è limitato al linguaggio filmico, ma ha saputo ampliare l’orizzonte della narrazione territoriale attraverso altre forme espressive, quali la fotografia e l’arte urbana. Tra le iniziative più sentite, il contest social “Fotografa Accussì”, che ha coinvolto dieci fotografi amatoriali locali, chiamati a raccontare il borgo a partire da parole chiave evocative come generazioni, comunità e paesaggi.
Il risultato è stato una mostra partecipata e dal forte impatto emotivo, con venti scatti esposti in piazza durante le due serate della manifestazione, testimonianze visive di un legame profondo con il territorio, per poi essere donate all’associazione Giampilieri 2.0, affinché la bellezza di quelle immagini continui a vivere ogni giorno, disponibile agli sguardi del presente e del futuro.
Street art per narrare l’identità
Due nuove opere firmate da Demetrio Di Grado, street artist siciliano di rilievo nel panorama nazionale, hanno impreziosito il patrimonio visivo di Giampilieri, intrecciando poesia, memoria e identità locale. Si tratta di due collage digitali di forte impatto simbolico, capaci di restituire emozioni profonde attraverso un’estetica immediata e coinvolgente.
In “RIPARATO”, un bambino siede davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie, con lo sguardo coperto, ma non nascosto, da una scritta che evoca protezione, rifugio e senso d’appartenenza, mentre in “CAREZZA TESTARDA”, una bambina tende la mano verso un grappolo di limoni, immersa in un paesaggio ricco di simboli siciliani come gli ulivi, colonne antiche e frutti estivi. Un inno visivo alla dolcezza ostinata di un Sud che resiste, crea e spera.
Le due opere, donate dall’organizzazione al territorio, saranno presto installate tra le “vanedde” del paese, trasformando i vicoli in gallerie d’arte a cielo aperto.
Dialoghi e ospiti: la cultura che crea legami
Non è mancato il confronto con figure di spicco del panorama artistico e sociale tra cui i giudici Daniele Mircuda, attivista culturale, Federica Urso, professionista del cinema, NessuNettuno, street artist messinese, Carmelo Chillè, fumettista e l’illustratrice Amalia Caratozzolo. Presente anche Mariagrazia La Fauci, direttrice del Trinacria Theatre di Pezzolo,
Attraverso le loro riflessioni, il Festival ha assunto anche una dimensione critica e progettuale, confermandosi non solo come spazio di fruizione artistica, ma anche come laboratorio di pensiero sul ruolo dell’arte nei processi di trasformazione sociale.
Lettere al territorio, il cuore emozionale del festival
Ad inaugurare entrambe le serate, due lettere lette ad alta voce davanti al pubblico, testimonianze intime e collettive, dense di nostalgia, autoconsapevolezza e desiderio di futuro. Un atto d’amore verso Giampilieri e la sua comunità, capace di toccare temi universali come l’infanzia, le partenze obbligate, i ritorni maturati nel tempo e la fiducia riposta in nuove generazioni ancora fragili ma cariche di potenziale.
È in quelle parole che si rivela l’anima più autentica di Accussì, non solo una manifestazione che guarda, ma che sceglie consapevolmente di mostrarsi. Un progetto culturale che si racconta senza maschere, con l’orgoglio di chi ha scelto di restare o di tornare e con la convinzione profonda che anche un piccolo borgo possa diventare centro di produzione culturale, di visione e di appartenenza.
Una visione che guarda al domani
Gli ideatori del Festival Donatella Manganaro, Antonio Micali e Marco Minutoli, affiancati da Sara Urso per la visual identity e Chiara De Luca per la curatela della sezione animazione, non lasciano spazio a dubbi: Accussì nasce per contrastare lo spopolamento, restituendo centralità ai territori attraverso il linguaggio delle arti performative. Oggi il cinema, domani la danza, il teatro, le arti visive, un progetto in evoluzione, che cresce senza smarrire il legame con le proprie radici.
A sostenerlo, partner di rilievo come Caronte & Tourist, Giampilieri 2.0, Corto di Sera, Messina Film Commission e Questo non è un microfono. Fondamentale anche il supporto delle istituzioni, rappresentate dalla presenza dell’assessore ai grandi e venti Massimo Finocchiaro e l’assessore alle politiche giovanili, pari opportunità e formazione Liana Cannata.
In un tempo in cui le periferie rischiano l’oblio, Giampilieri ha risposto con immagini, racconti e bellezza, ricordando che si può essere piccoli nel nome, ma grandi nel cuore.






