MESSINA – Riaccende il dibattito sulle grandi opere, la proposta del Partito Democratico di rivedere la destinazione dei 5,5 miliardi di euro del fondo sviluppo e coesione (Fsc) previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. L’obiettivo, spiegano i democratici, sarebbe quello di dirottare le risorse su interventi infrastrutturali immediatamente realizzabili e utili al territorio, con una particolare attenzione al potenziamento dei collegamenti marittimi tra le due sponde.
A presentare i due emendamenti al disegno di legge è stato il senatore Antonio Nicita (Pd), primo firmatario dell’iniziativa, che punta a definanziare le somme Fsc destinate al Ponte e a ridefinire le regole economico-finanziarie dell’infrastruttura. “È assurdo – ha dichiarato Nicita – che si blocchino risorse dei siciliani e dei calabresi per un’opera ancora sotto giudizio della Corte dei Conti su molti aspetti critici. Il Governo, se vorrà, potrà individuare in futuro, nella legge di bilancio del 2027, le risorse aggiuntive, ma addizionali, ma intanto liberare quelle bloccate per infrastrutture necessarie alla Sicilia e alla Calabria che attendono da anni”.
Trasporto dinamico e continuità territoriale
Tra le proposte più significative contenute negli emendamenti vi è lo stanziamento di 550 milioni di euro per il cosiddetto “attraversamento dinamico” dello Stretto, un sistema moderno di trasporto integrato capace di migliorare la continuità territoriale tra la Sicilia e la Calabria. “Si tratta – ha spiegato Armando Hyerace, segretario provinciale del Pd messinese – di un’infrastruttura essenziale per garantire un collegamento rapido, efficiente e sostenibile.
Il Pd propone inoltre di redistribuire 3,8 miliardi di euro alla quota mezzogiorno del fondo sviluppo e coesione, per finanziare progetti coerenti con la programmazione originaria, quali reti ferroviarie, porti, mobilità sostenibile e digitalizzazione delle aree interne.
Un modello alternativo di sviluppo
La proposta del Partito Democratico segna dunque una chiara presa di posizione rivendicando un modello di sviluppo più realistico e territoriale. “Se il governo non si fosse ostinato su un progetto faraonico e ancora tutto da dimostrare – conclude Hyerace – oggi Sicilia e Calabria vrebbero un sistema di collegamenti e traghettamenti pubblico moderno, efficiente e già operativo, invece di miliardi bloccati e nessun risultato concreto”. Il futuro dei collegamenti tra Sicilia e Calabria, ancora una volta, passa da Roma ma guarda allo Stretto, crocevia simbolico e strategico per l’intero Sud Italia.






