ROMA – La fotografia scattata dall’Istat è impietosa, nel 2024 risultano essere 5,8 milioni, gli italiani che hanno rinunciato a curarsi, quasi un milione e mezzo in più rispetto all’anno precedente. Un dato che pesa come un macigno sul sistema sanitario nazionale e che, secondo l’Unione generale lavoro (Ugl) salute, rappresenta un “segnale d’allarme che non può essere ignorato”.
Ad evidenziarlo è Gianluca Giuliano, segretario nazionale dell’organizzazione sindacale, che ha commentato i risultati illustrati dal presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, durante l’audizione davanti alle commissioni bilancio di senato e camera.
Liste d’attesa interminabili e carenza di personale
Per Giuliano, la causa principale di questo fenomeno è ormai nota da tempo e corrisponderebbe all’allungamento delle liste d’attesa, piaga che “da anni viene denunciata come una vera emergenza nazionale”. L’Unione generale lavoro salute riconosce gli interventi messi in campo dal ministero della salute, ma è consapevole del fatto che i risultati, sottolinea il Segretario, “non siano ancora arrivati”.
Il sindacato invoca un cambio di passo immediato, evidenziando come le difficoltà organizzative e la cronica carenza di personale sanitario continuino a paralizzare il sistema. A questo si aggiungono le forti disparità territoriali, che rendono l’accesso alle cure profondamente diseguale tra Nord e Sud.
Mezzogiorno e povertà sanitaria, quando la salute dipende dal reddito
Le parole di Giuliano risuonano come un atto d’accusa: “È inaccettabile che la salute diventi una questione di reddito o di residenza”, afferma.
Secondo l’Ugl, infatti, le famiglie più fragili ed i cittadini del Mezzogiorno sono i più colpiti. Le difficoltà economiche, unite alla scarsa accessibilità delle strutture sanitarie, costringono sempre più persone a rinunciare a visite specialistiche, esami diagnostici o cure farmacologiche, aggravando le disuguaglianze sociali e sanitarie. Il problema, spiega il sindacato, non è solo statistico ma profondamente umano in quanto dietro ogni numero c’è una persona che non può curarsi, un anziano che rimanda una visita o un genitore che rinuncia ad un controllo per un figlio.
Un diritto da difendere, la salute come bene comune
“L’Ugl Salute – conclude Giuliano – chiede alle istituzioni di ridurre drasticamente i tempi di attesa con una programmazione efficace ed un monitoraggio puntuale dei risultati. La salute è un diritto costituzionale, lo Stato deve garantire cure tempestive e accessibili a tutti i cittadini.” Il monito arriva in un momento delicato per il servizio sanitario nazionale, alle prese con una crisi strutturale che intreccia problemi economici, carenza di personale e pressioni demografiche.
Il rischio, denunciano i sindacati è che la sanità pubblica perda definitivamente il suo ruolo di garanzia universale, trasformandosi in un sistema diseguale e selettivo, dove curarsi diventa un privilegio.






