MESSINA – Lo Stretto torna al centro dell’attenzione nazionale con una candidatura che ne riconosce, ancora una volta, la straordinaria rilevanza culturale, paesaggistica e identitaria. Il centro studi Medfort ha infatti proposto “Il Paesaggio Fortificato dello Stretto” per il premio nazionale del Paesaggio 2026, promosso dal ministero della cultura e collegato alla IX edizione del premio del consiglio d’Europa. Un’iniziativa che assume un valore ancor più significativo poiché coincide con il venticinquesimo anniversario della convenzione Europea del Paesaggio, documento cardine nell’evoluzione delle politiche europee sulla tutela e sulla valorizzazione dell’ambiente culturale.
Un percorso condiviso che parte dai territori
La candidatura si inserisce nel più ampio processo avviato con la costituzione della comunità patrimoniale dei Forti dello Stretto, firmata dal sindaco di Messina Federico Basile a nome del Comune capofila, in sinergia con le amministrazioni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni, con enti pubblici e privati e con un fitto tessuto di associazioni impegnate da anni nella salvaguardia delle architetture militari che punteggiano le due sponde.
Un percorso che sabato 8 novembre, nel corso di un incontro tenutosi a Messina è stato illustrato dall’advisor Francesco Cancellieri, presidente di AssoCea. Al centro dei lavori, gli obiettivi del Premio: sostenibilità, partecipazione pubblica, valore esemplare e sensibilizzazione, temi pienamente coerenti con la visione che guida la rete dei forti dello Stretto.
Un paesaggio unico tra mito, storia e identità
Lo Stretto di Messina rappresenta un unicum nel panorama mediterraneo, crocevia di culture, teatro naturale di miti fondativi, citato dall’epica omerica fino alla letteratura contemporanea. Qui si colloca il viaggio tormentato di Ulisse tra Scilla e Cariddi, metafora eterna delle forze naturali che animano queste acque e delle forme leggendarie con cui, nei secoli, le comunità hanno interpretato i fenomeni dello Stretto.
L’identità dello Stretto è quindi fatta di natura, narrazioni, ma anche di architetture. Le numerose torri, batterie, forti e strutture difensive costruite nel corso dei secoli evocano una storia militare complessa, organizzata secondo una logica sistemica e strategica. Oggi, però, questo patrimonio non è più soltanto testimonianza bellica, ma si propone come un sistema paesaggistico integrato, dove tracciati e sentieri militari connettono i siti fortificati con la rete dei villaggi, delle aree rurali e delle città dello Stretto, da Messina a Reggio Calabria, da Villa San Giovanni a Campo Calabro.
Un mosaico territoriale che coniuga biodiversità, storia, architettura e cultura viva, e che sempre più spesso diventa scenario di attività turistiche, escursionistiche e divulgative.
La rete dei Forti come modello europeo
“Questa candidatura – afferma il presidente di Medfort Pietrangelo Pettenò – rappresenta un ulteriore e significativo passaggio nel lungo percorso avviato dal 2019, con la sottoscrizione della Carta di Corfù per i Forti dello Stretto, fino all’avvio nel 2024 della rete delle Comunità Patrimoniali”.
Una direzione confermata anche dal sindaco Basile e dall’assessore alla valorizzazione del Patrimonio Fortificato di Messina Enzo Caruso, che sottolineano come la convenzione Faro del Consiglio d’Europa sia perfettamente in linea con i principi della partecipazione e della condivisione del patrimonio culturale.
“Negli ultimi anni – spiegano – istituzioni e associazioni hanno investito energie e risorse per il recupero dei siti fortificati, attivando processi virtuosi di coinvolgimento della cittadinanza. Oggi i forti sono percepiti non più come luoghi marginali, ma come parte integrante dell’identità collettiva”.
La rinnovata edizione dei Forti d’Autunno, che ha visto una partecipazione attiva di enti e associazioni del territorio, conferma il consolidarsi di una sensibilità diffusa e di un modello operativo basato sulla co-progettazione.
Verso il 2026, uno Stretto protagonista in Europa
La candidatura al premio del Paesaggio 2026 rappresenta dunque molto più di un riconoscimento formale, ma l’occasione per affermare lo Stretto di Messina come laboratorio avanzato di valorizzazione territoriale e come luogo in cui tutela, innovazione, memoria e partecipazione convivono in un’unica visione.
