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De Luca alza la tensione alla vigilia del voto: la mozione di sfiducia come spartiacque politico

Il leader di Sud chiama Nord attende il dibattito all’Ars e avverte: "Il risultato è scritto, ma saranno le parole in Aula a orientare il cammino della legislatura"

PALERMO – Alla vigilia del confronto parlamentare più atteso delle ultime settimane, Cateno De Luca mette a fuoco il perimetro politico in cui si muoverà domani l’Assemblea, chiamata ad aprire il dibattito sulla mozione di sfiducia al presidente della Regione, Renato Schifani. Il leader di Sud chiama Nord conferma che la preparazione del suo intervento è in corso “senza sosta”, un lavoro definito “complesso” per la quantità di dossier e rilievi che intende portare all’attenzione dell’Aula.

De Luca annuncia che prenderà la parola per circa quarantacinque minuti, dopo avere ricevuto dal capogruppo di Forza Italia, Stefano Pellegrino, la disponibilità ad aggiungere una ventina di minuti rispetto ai tempi regolamentari. Una scelta che, nelle intenzioni del deputato, servirà a scandire con precisione la sua posizione e quella del gruppo rispetto alla crisi politica in atto.

Secondo De Luca, però, l’esito numerico del voto non lascia spazio a incertezze. La mozione si fermerà “a 26 voti”, vale a dire i 23 dell’opposizione del cosiddetto “conciliabolo di San Martino” e i tre di Sud chiama Nord. Per il deputato, tuttavia, non sarà la conta finale a determinare la portata politica del passaggio.

“L’elemento centrale saranno i contenuti degli interventi” sottolinea De Luca, convinto che il dibattito definirà “il futuro, la prosecuzione e le modalità di prosecuzione della legislatura”. Il leader di Sud chiama Nord guarda con particolare attenzione alla replica di Schifani, ritenendola un indicatore decisivo per comprendere la direzione politica dei prossimi mesi. “Da quello che dirà – e da come lo dirà – si capirà la traiettoria del governo regionale” osserva.

Per De Luca, insomma, la seduta di domani rappresenta molto più di un passaggio procedurale. È, al contrario, un banco di prova politico che potrebbe incidere sugli equilibri interni alla maggioranza e sui rapporti con l’opposizione. “Non è solo un passaggio formale: è un bivio politico” conclude, delineando l’attesa che accompagna il confronto nelle stanze dell’Ars.