PALERMO – L’apertura del dibattito sulla legge di stabilità 2026-2028 all’Assemblea regionale siciliana si è trasformata in un duro atto d’accusa sul funzionamento del sistema amministrativo regionale. A intervenire è stato il leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca, che ha definito “preoccupante” il quadro complessivo della macchina burocratica e inadeguato l’avvio del confronto parlamentare sulla manovra. De Luca ha criticato l’iter seguito dal Governo Schifani, contestando in particolare la gestione della commissione Bilancio, dove gli emendamenti – ha spiegato – sono arrivati senza tempi utili per un esame approfondito. Un metodo giudicato improprio per la legge finanziaria, considerata dall’opposizione “l’atto più rilevante dell’anno”.
Pur collocandosi fuori dalla maggioranza, Sud chiama Nord ha scelto di partecipare ai lavori in commissione per provare a incidere sul testo. Il leader del movimento ha rivendicato l’approvazione di alcune misure reputate essenziali per la tenuta del sistema Sicilia, ricordando inoltre che il 29 ottobre il partito ha consegnato al presidente Schifani un pacchetto di cento proposte su servizi, investimenti produttivi, stabilizzazione dei precari, tutela ambientale, mobilità sostenibile e valorizzazione degli enti locali. Secondo De Luca, la Regione continua a concepire il governo del territorio da una dimensione centralista: “La Sicilia non si governa da un palazzo come un Re Sole, ma coinvolgendo chi amministra i territori”.
Nel suo intervento, De Luca ha parlato di una crisi “irreversibile” delle autonomie locali, elencando numeri che definisce allarmanti: settantotto Comuni in dissesto, quaranta in riequilibrio e oltre duecento in dissesto funzionale. Una situazione che, a suo dire, ostacola qualsiasi tentativo di sviluppo. Ha denunciato inoltre un paradosso strutturale: “Si investono milioni nella promozione turistica, mentre non si riesce a garantire servizi minimi come acqua, pulizia, vigilanza e mobilità”. De Luca ha accusato la Regione di utilizzare da vent’anni i fondi destinati agli enti locali come un “bancomat” per le esigenze dell’apparato centrale, invocando un cambio di paradigma basato sul protagonismo dei sindaci e non sul verticismo amministrativo. In quest’ottica, ha definito “inaccettabile” l’assenza di un confronto preventivo con l’Anci anche per questa legge di stabilità e ha invitato il presidente Schifani a convocarne subito i vertici per aprire un dialogo reale.
Un altro punto critico sollevato riguarda la liquidità dichiarata dal Governo regionale: “Se in cassa ci sono davvero 14 miliardi, quanti di questi sono effettivamente disponibili e quanti invece vincolati perché anticipazioni di fondi extraregionali?”. De Luca ha chiesto chiarimenti sui ritardi nei trasferimenti ai dipartimenti e sui mancati pagamenti nella sanità, dove – afferma – non è stato ancora completato il saldo del 2024 né assegnato il budget 2025 ai soggetti convenzionati. Sul versante degli investimenti, ha individuato nella burocrazia regionale una delle principali cause di blocco e ha proposto di innalzare al 90 per cento le anticipazioni sui fondi extraregionali ai Comuni per accelerare la spesa.
Il leader di Sud chiama Nord ha richiamato l’attenzione anche sulle criticità operative della Zes unica, evidenziando che, mentre nel resto d’Italia il sistema utilizza una piattaforma telematica unificata, in Sicilia gli uffici regionali non risultano collegati tra loro, costringendo gli investitori a ripetere più volte il caricamento degli stessi documenti. Un ostacolo che, secondo De Luca, contribuisce alla perdita di opportunità e al rallentamento degli insediamenti produttivi. Ha quindi ricordato gli impegni assunti in commissione dall’assessore all’Economia, Marco Dagnino, tra cui l’aumento di almeno 50 milioni del Fondo per le autonomie locali e il superamento della disparità nel finanziamento del trasporto pubblico urbano di Messina.
“Il giudizio finale sulla manovra”, ha aggiunto De Luca, “dipenderà dal rispetto degli impegni in Aula e dal collegamento con la prossima variazione di bilancio di circa due miliardi prevista per luglio”. Infine, un affondo politico: “La maggioranza deve ricordare che fuori da questo Parlamento rappresenta appena il 20 per cento dei siciliani. Il confronto con le opposizioni non è una concessione ma un dovere verso il 30 per cento che ha votato le forze alternative e il 50 per cento che non si è recato alle urne”.
In chiusura, De Luca ha annunciato che il 18 gennaio il movimento presenterà il “Governo di liberazione”, un progetto di riforme strutturali che, nelle sue intenzioni, dovrà servire a “liberare la Sicilia dal pizzo legalizzato”.






