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politica

Partecipate e bilanci, a Taormina il confronto si accende: visioni a confronto sulla Fondazione

Dall’aula consiliare emergono due letture opposte sui bilanci triennali delle partecipate: da un lato la strategia dell’Amministrazione, dall’altro le critiche di Prt su numeri, metodo e capacità di controllo

TAORMINA – Il confronto sui bilanci delle partecipate accende il dibattito politico a Taormina. Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, l’Aula è stata chiamata ad esprimersi sui primi budget triennali delle tre società costituite nel 2025: Taormina Social City, Fondazione Taormina e Patrimonio Taormina. Un passaggio che, nelle intenzioni dell’Amministrazione comunale, rappresenta l’avvio strutturato di un nuovo modello di gestione dei servizi, del patrimonio e delle politiche culturali, ma che per il gruppo consiliare Prt conferma criticità già evidenziate fin dalla fase di costituzione.

La linea dell’Amministrazione negli atti di bilancio

Negli atti portati in Consiglio, l’Amministrazione comunale e l’assessorato alle Partecipate delineano una visione complessiva che affida alle nuove società il compito di rendere più efficiente e coordinata l’azione pubblica. Per quanto riguarda la Fondazione Taormina, il Bilancio di previsione 2026–2028 viene presentato come lo strumento attraverso cui costruire una regia stabile per la programmazione culturale, superare la stagionalità e valorizzare il patrimonio storico e artistico della città.

La relazione generale allegata al documento individua obiettivi ambiziosi: gestione integrata dei beni culturali, promozione del brand Taormina, realizzazione di eventi culturali e congressuali, sviluppo di strumenti digitali e rafforzamento della destagionalizzazione. Una strategia che, secondo l’impostazione dell’atto, giustifica l’incremento delle risorse pubbliche destinate alla Fondazione, cresciute in modo significativo rispetto al 2024, con particolare attenzione alla promozione di eventi culturali durante tutto l’anno.

I numeri rivisti e la sostenibilità economica

Sempre dagli atti emerge però una revisione profonda del Piano economico finanziario rispetto alle previsioni iniziali. I ricavi complessivi risultano ridotti in maniera consistente, così come l’autofinanziamento, mentre viene ridimensionata la struttura del personale, passata da 15 a 9 unità. Scelte che, secondo l’Amministrazione, rispondono a criteri di sostenibilità e gradualità, in linea con la natura pubblica e non profit della Fondazione.

La gestione dei beni culturali – Palazzo dei Congressi, Palazzo Corvaja e Palazzo Duchi di Santo Stefano – viene inquadrata come uno degli assi portanti dell’attività futura, insieme alla produzione di eventi e servizi culturali capaci di generare ricavi e ricadute economiche sul territorio.

Le critiche di Prt: “piani deboli e poco trasparenti”

Di tutt’altro segno la lettura proposta dal gruppo consiliare Prt. In una nota diffusa dopo il Consiglio comunale, l’opposizione rivendica di aver segnalato criticità sostanziali e formali fin dalla nascita delle partecipate, giudicate più come strumenti di equilibrio politico che come leve reali per migliorare servizi e vivibilità.

Secondo Prt, i cambiamenti intervenuti in pochi mesi sui numeri e sulle impostazioni dei bilanci sono il segnale di una programmazione fragile. Le riduzioni di ricavi, autofinanziamento, personale e rendite dei beni previste per la Fondazione Taormina vengono lette come uno stravolgimento dei quadri presentati in precedenza al Consiglio, senza che siano state fornite motivazioni adeguate o un percorso di revisione chiaramente spiegato.

Il nodo della programmazione e dei controlli

Il cuore della critica riguarda il metodo. Per Prt, il Bilancio della Fondazione arriva in Aula privo di un impianto programmatorio leggibile e completo: mancano un Piano Programma dettagliato, un Pef articolato per sezioni, analisi costi-benefici e indicatori numerici chiari. Un’assenza che, secondo l’opposizione, diventa ancora più grave considerando l’aumento consistente delle risorse pubbliche destinate alla partecipata.

In questo quadro, viene meno – è la posizione di Prt – il collegamento trasparente tra la spesa prevista e i risultati attesi, rendendo difficile per il Consiglio comunale esercitare un controllo effettivo sull’azione della Fondazione e, più in generale, sulle partecipate.

Una frattura che attraversa tutte le partecipate

Le critiche espresse sulla Fondazione Taormina si inseriscono in una valutazione più ampia che Prt estende anche alle altre due società. Per Taormina Social City e Patrimonio Taormina, l’opposizione segnala l’assenza dei Piani Programma previsti dalla normativa e dagli statuti, documentazioni incomplete e mancanza di indicatori utili a valutare servizi, costi e investimenti.

Una situazione che, secondo il consigliere Luca Manuli, non consente al Consiglio di svolgere un controllo analogo pieno ed efficace, con il rischio di scaricare sui cittadini costi crescenti senza adeguate garanzie sui risultati.

Un confronto destinato a proseguire

Il voto contrario di Prt sui bilanci triennali, e in particolare su quello della Fondazione Taormina, segna una distanza netta tra maggioranza e opposizione. Da una parte l’Amministrazione rivendica una visione strategica di lungo periodo, affidando alle partecipate un ruolo centrale nella gestione e nello sviluppo della città. Dall’altra, Prt chiede metodo, trasparenza, chiarezza dei numeri e strumenti di controllo effettivi, indicando come priorità l’interesse di Taormina e dei taorminesi.