SiciliaSpettacoli
attualità

Taormina. Cardiochirurgia pediatrica, l’ennesima proroga “decisiva”: sei mesi in più tra attese e nodi irrisolti

Firmato il nuovo atto fino al 30 giugno 2026. Garantita la continuità del reparto, mentre il futuro resta appeso alle scelte su rete ospedaliera e assetti regionali

TAORMINA – Ancora una proroga, ancora una scadenza spostata in avanti, ancora una soluzione che viene definita temporanea ma che, nei fatti, si inserisce in una lunga sequenza di rinvii. La Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale “San Vincenzo” di Taormina proseguirà la propria attività anche oltre il 31 dicembre grazie a una nuova proroga tecnica dell’accordo con l’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma. L’estensione copre il periodo dall’1 gennaio al 30 giugno 2026 e consente di non interrompere i percorsi assistenziali già in corso, in attesa di decisioni che da anni vengono annunciate come risolutive ma che continuano a non arrivare.

L’atto è stato firmato dal direttore generale dell’Asp di Messina, Giuseppe Cuccì, al termine dell’istruttoria curata dalla Unità Coordinamento Staff della Direzione generale. Un passaggio amministrativo necessario, che però fotografa una situazione ormai strutturalmente provvisoria, nella quale il reparto vive sospeso tra proroghe successive e scenari futuri mai del tutto definiti.

Una proroga tecnica per evitare lo stop

Il provvedimento dispone il prolungamento dell’accordo sottoscritto nel 2020 tra l’Irccs “Bambino Gesù” e l’Azienda sanitaria provinciale di Messina, prevedendo anche la possibilità di un recesso anticipato qualora, nei prossimi mesi, dovessero intervenire nuove determinazioni da parte del Ministero della Salute o dell’Assessorato regionale alla Salute. Una clausola che conferma il carattere transitorio dell’atto e la dipendenza del centro da decisioni esterne che continuano a tardare.

Dal punto di vista operativo, la proroga consente di garantire la continuità del reparto e il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, evitando una brusca interruzione delle attività cliniche e chirurgiche. Un’esigenza più volte ribadita anche a livello regionale, considerando il ruolo strategico del presidio taorminese per un bacino di utenza che va ben oltre i confini provinciali.

Le interlocuzioni con Regione e Ministero

Il 12 dicembre l’Assessorato regionale alla Salute, rispondendo a una richiesta formale dell’Asp di Messina, ha chiarito che sono in corso interlocuzioni tra gli enti competenti finalizzate al mantenimento del Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina. Nella nota viene evidenziata la necessità di assicurare la continuità del reparto nelle more della definizione sia dei rapporti con il Ministero sia dell’approvazione definitiva della nuova rete ospedaliera regionale.

Un passaggio che, ancora una volta, rinvia il confronto decisivo a una fase successiva. Nel frattempo, la soluzione resta quella delle proroghe tecniche, strumenti utili a tamponare l’emergenza ma incapaci di sciogliere i nodi strutturali che accompagnano il reparto da anni.

Il futuro disegnato sulla carta

La proposta avanzata dal governo regionale a Roma prevede l’accorpamento funzionale del Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina con la Cardiochirurgia per adulti dell’ospedale “Papardo” di Messina. Gli otto posti letto rimarrebbero fisicamente al “San Vincenzo”, con il reparto destinato ad assumere il ruolo di spoke, collegato alla Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale “Arnas Civico” di Palermo, individuata come hub e centro decisionale.

Si tratta di un assetto che consentirebbe di mantenere entrambe le strutture in deroga ai parametri previsti dal Decreto Balduzzi, ma che al momento resta confinato alla fase progettuale. In attesa dell’approvazione definitiva della rete ospedaliera e del via libera ministeriale, la Cardiochirurgia pediatrica di Taormina continua a vivere di scadenze ravvicinate e proroghe definite ogni volta “decisive”.

Sei mesi in più, dunque, che garantiscono continuità assistenziale ma non risposte definitive. Un tempo prezioso per i pazienti e le famiglie, ma anche l’ennesima conferma di una precarietà che, a distanza di anni, resta il vero tratto distintivo del reparto.