SiciliaSpettacoli
multimedia

Il libro in vetrina racconta l’Iran del dopoguerra in “La ragazza di Teheran” di Marjan Kamali

VIDEO. Il romanzo racconta il coraggio silenzioso di una donna tra due mondi ed il destiono di una generazione divisa tra esilio, memoria e libertà

Nella nuova puntata de Il libro in vetrina, la rubrica settimanale di RadioTaormina Tv curata con Fabio Raspa e Cartolibrando, si accende il riflettore su una vicenda che intreccia emozione privata e conflitto pubblico, tracciando un affresco politico e umano dell’Iran del secondo dopoguerra. Il romanzo, La ragazza di Teheran, scritto da Marjan Kamali, autrice di origini iraniane nata in Turchia e cresciuta tra quattro paesi è una potente narrazione che affonda le sue radici nei drammi individuali generati da scelte collettive e decisioni di potere che cambiano per sempre i destini delle persone. Non molto distante dal periodo storico che il paese sta vivendo, nuovamente al centro di scenari bellicosi ne minacciano l’equilibrio, il romanzo appare più attuale che mai, ricordandoci che le ferite di un popolo, spesso sepolte nel silenzio della diaspora o oscurate dalla propaganda, possono riemergere con forza attraverso le parole.

Un amore nato tra i libri e tradito dalla storia

Il romanzo si apre nel cuore di una Teheran degli anni Cinquanta, sospesa tra sogni democratici e incubi autoritari, scenario della storia d’amore che coinvolge i protagonisti della storia. Roya, giovane idealista appassionata di poesia e Bahman, giovane brillante e carismatico, cresciuto all’ombra di una madre rigida e conservatrice.
Il loro primo incontro avviene tra gli scaffali di una libreria, in un’atmosfera che sembra preludere a un amore destinato a durare per sempre, all’insegna della libertà, affinità spirituali e del desiderio di un futuro diverso. Ma nell’Iran attraversato da tensioni e repressioni, anche i sentimenti più autentici devono fare i conti con il peso della Storia.

A spezzare l’equilibrio del loro legame sarà la caduta del governo iraniano, seguita da un’ondata repressiva, dall’opprimente ingerenza familiare e da una lettera che non arriverà mai a destinazione. Il loro amore, come tanti sotto regimi che annientano l’individuo, verrà sacrificato sull’altare del controllo sociale e del conformismo. Da quel momento, inizierà per Roya un lungo viaggio attraverso decenni e continenti, fino agli Stati Uniti, dove il ricordo di quell’amore perduto continuerà a seguirla come un’ombra silenziosa. Solo molti anni dopo, la protagonista, avrà finalmente la possibilità di scoprire cosa sia realmente accaduto a Bahman, dando un nuovo senso a tutto ciò che ha vissuto.

L’identità come campo di battaglia

L’autrice intreccia sapientemente le trame di un romanzo di formazione, offrendo una meditazione politica ed una profonda narrazione sull’esilio, che restituisce l’immagine di Roya, costretta a lasciare l’Iran per rifugiarsi negli Stati Uniti, portando con sé non solo il ricordo di un amore infranto, ma anche l’identità complessa di una donna sospesa tra due culture, quella del Paese che ha dovuto abbandonare e quella della nazione che l’ha accolta e trasformata. La sua è una vicenda di adattamento e, al tempo stesso, di resistenza silenziosa, in cui la memoria assume il ruolo di strumento per comprendere e rielaborare sia il trauma personale che quello storico.

La ragazza di Teheran si fa così chiave di lettura di un paese attraversato da contraddizioni profonde, diviso tra il desiderio di modernità ed il richiamo della tradizione, tra spinte verso l’apertura e impulsi repressivi, interrogando il lettore sulle ripercussioni politiche delle scelte individuali e su quanto spesso, sia proprio la politica, ad insinuarsi negli spazi più privati e vulnerabili dell’esistenza.

Una riflessione civile su libertà e memoria

In un’epoca segnata da conflitti identitari, tensioni legate alla diaspora e dalla crescente restrizione delle libertà individuali, la voce di Marjan Kamali si distingue per la sua sensibilità e determinazione.
Con una scrittura limpida e toccante, l’autrice affronta le ferite del passato e le ingiustizie mai sanate, senza indulgere alla retorica. Lo fa con uno sguardo empatico e penetrante, restituendo dignità e profondità a chi ha vissuto sulla propria pelle la perdita, la separazione, l’esilio, dando soprattutto spazio alla resilienza silenziosa di chi continua a cercare verità, senso e riconciliazione.

Roya, la protagonista, incarna una generazione sospesa tra il futuro sognato e la realtà imposta, tra ciò che avrebbe potuto essere e ciò che è stato. La sua è una di quelle storie che ci ricordano di come non tutte le battaglie si combattono nelle piazze, ma di come molte si consumano nel silenzio interiore, nei pensieri taciuti, nei gesti quotidiani di resistenza e della memoria.