MESSINA – A 92 anni Bruno Samperi non ha smesso di dipingere. Anzi, continua con la stessa passione di sempre: seduto davanti alla tela con lo spirito di chi vive ogni pennellata come fosse la prima. Classe ’33, messinese, autodidatta, umile e instancabile. Si definisce apprendista artigiano perché per lui l’arte non è un lavoro ma un modo di essere. “Non sono un maestro, sono un apprendista – dice con convinzione -, perché nella vita non si finisce mai di imparare”.
“Stimiamo profondamente la sua arte”
Bruno ha da poco esposto i suoi quadri a Piazza Cairoli e al suo fianco, in questa esperienza, la Cooperativa Santa Maria della Strada, guidata da Padre Francesco Pati, che ha scelto di accompagnarlo con discrezione e affetto. “Abbiamo scelto di metterci a disposizione del signor Samperi in modo del tutto volontario, prestando il nostro tempo e le nostre energie per supportarlo in un momento così importante per lui”, racconta Carmelo Culletta, educatore e volontario della cooperativa.
“Con la nostra presenza costante – prosegue il volontario – lo abbiamo accompagnato fisicamente e moralmente, aiutandolo nell’allestimento e nella sistemazione dei quadri, e garantendogli compagnia durante tutta la durata della mostra. Lo abbiamo fatto perché stimiamo profondamente la sua arte e la sua persona. La nostra è stata una piccola azione, ma nata dal cuore”.
“Ogni volta che dipingo è come fosse la prima”
Bruno Samperi non segue mode, non cerca riconoscimenti; vive l’arte come un flusso spontaneo, legato ai sentimenti e all’esperienza umana: “Cerco di dipingere e ogni volta è come la prima volta. Non c’è un tempo. Ogni volta che mi siedo davanti alla tela è un’esperienza nuova”, racconta.
Per Samperi la bellezza non è qualcosa di universale, ma profondamente personale: “Ognuno di noi ha il proprio modo di rappresentare il bello. I miei quadri raccontano la vita. Non cerco di fare quadri belli, ma di comunicare qualcosa”.
“Non scelgo cosa dipingere: è la vita che sceglie per me”
Nato come tipografo e rilegatore di libri, Samperi racconta che non ha mai scelto di dipingere, almeno non in modo razionale: “Non è che ho scelto io, la vita sceglie per noi attraverso i sentimenti, attraverso ciò che accade. Durante il lavoro in tipografia cercavo di dipingere, ma così non facevo bene né l’uno né l’altro. Però apprendevo”.
E, anche se molti a Messina lo chiamano il maestro, lui rifiuta quell’etichetta: “Maestro non mi compete. Ho iniziato come apprendista tipografo e lo sono ancora nella vita. Anche come uomo sono ancora da apprendere perché non siamo mai finiti: siamo in continua evoluzione”.






