TAORMINA – L’atteso incontro in Commissione Sanità dell’Assemblea regionale siciliana è saltato. A poche ore dall’audizione prevista per questa mattina a Palermo, è arrivata la comunicazione del rinvio: il confronto sul futuro del Centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo è stato posticipato alla prossima settimana. Una decisione che ha suscitato delusione, amarezza e rabbia tra i genitori dei piccoli pazienti del Ccpm, accampati da giorni davanti all’ospedale San Vincenzo per chiedere che il reparto non venga chiuso o trasferito.
Il presidio permanente non si ferma. Nella notte appena trascorsa, a dormire in tenda sotto il cielo di Taormina c’era Luana Lizio, una delle mamme che si sta battendo per salvare il reparto dove tanti bambini affetti da gravi cardiopatie hanno trovato cure e speranza.
Questa mattina, a raccontare lo stato d’animo delle famiglie, sono state proprio Luana Lizio e Caterina Rizzo, intervenute in diretta su Radio Taormina Tv nel corso della trasmissione TaoMattina Live, condotta da Carmelo Caspanello. Parole cariche di frustrazione soprattutto per l’assenza di risposte chiare sul futuro del Centro.
“Aspettavamo l’audizione come un momento decisivo, ma siamo rimasti ancora una volta senza voce – ha detto Luana –. Dormire fuori dall’ospedale è un gesto estremo, ma necessario. Non possiamo arrenderci, non possiamo restare in silenzio mentre il tempo passa”. “Ci sentiamo soli – ha aggiunto Caterina –. Ci avevano promesso ascolto, invece c’è solo rinvio e silenzio. Ma noi continueremo a lottare, perché il Ccpm non può sparire dalla Sicilia orientale”.
Il conto alla rovescia verso il 31 luglio
La proroga ministeriale che consente al Ccpm di continuare l’attività a Taormina scade il 31 luglio. Manca poco meno di un mese, e le famiglie temono che l’assenza di decisioni possa trasformarsi in una chiusura di fatto.
Il presidio prosegue, tra tende, testimonianze e una petizione online che ha ormai superato le 77mila firme. L’obiettivo è raggiungere quota 100mila e portare la voce dei genitori fin dentro il Parlamento. Ma ogni giorno che passa senza risposte è un colpo al cuore: “Non chiediamo miracoli. Solo che i nostri figli continuino a essere curati dove si sentono al sicuro”, dicono le famiglie.
Il tempo stringe. E per chi vive ogni giorno con l’ansia di una diagnosi, di un’operazione, di un controllo salvavita, il tempo non è mai un dettaglio.






