S. TERESA DI RIVA – È stato il solenne pontificale delle 11, nel giorno della festa patronale della Madonna del Carmelo, a segnare il cuore spirituale della giornata di oggi. A presiederlo è stato monsignor Luis Marín de San Martín, sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, accolto nella chiesa giubilare con grande partecipazione dai fedeli, dalle autorità civili e militari e dai sacerdoti del comprensorio.
Un momento che ha coniugato la forza della religiosità popolare con la presenza di una delle voci più autorevoli del cammino sinodale della Chiesa cattolica. Dopo la liturgia, come da tradizione, il sindaco ha rinnovato l’atto di affidamento della città alla Madonna, consegnando le chiavi del Comune.
Nel pomeriggio, alle 18.30, la processione con il simulacro lungo le principali vie cittadine, con il coinvolgimento delle confraternite e l’atteso spettacolo pirotecnico sul lungomare a chiudere i festeggiamenti.
L’intervista a mons. Marín de San Martín
In occasione della celebrazione, abbiamo incontrato mons. Marín de San Martín, che ci ha parlato del significato della festa, della sinodalità e del suo rapporto con papa Leone XIV, con cui ha condiviso venticinque anni di vita comunitaria.
Monsignore, cosa significa per lei presiedere una celebrazione in una festa così radicata in una piccola comunità?
“Per me, prima di tutto, è una grande gioia, perché è un dono del Signore poter condividere con voi questo senso di festa in questa piccola comunità, ma anche molto vivace, molto accogliente. Poi anche per me è una sfida, una sfida di portare avanti con tutti voi questa chiamata del Signore a vivere la nostra fede in un modo entusiasta, in un modo gioioso, un modo adatto anche ai tempi che stiamo vivendo”.
La sinodalità, come si può rafforzare nelle piccole comunità, tra la gente, andando oltre quanto già ha accennato?
“La sinodalità significa camminare insieme, cioè camminare con Cristo Signore, con la Madonna e tutti noi come una grande famiglia, e andare avanti, andare avanti sempre, sempre con gioia, la gioia della fede, con questa sfida dell’evangelizzazione. Questa è la sinodalità: più Cristo e più Chiesa”.
Sappiamo del suo rapporto privilegiato, anche spirituale, con Papa Leone XIV. In qualche modo, nel suo percorso, l’ha influenzato?
“Certo. Noi due siamo Agostiniani, figli di Sant’Agostino. Io ho partecipato, siamo stati nella stessa comunità per 25 anni, abbiamo condiviso le preghiere, il cibo, i momenti di comunità, di fratellanza, e per me Papa Leone è un mio fratello. Adesso è padre di tutti. È stato lui che mi ha portato dalla Spagna a Roma, tanti anni fa, e io gli sono grato. Abbiamo condiviso tutta questa vita comune, questo lavoro per il bene della Chiesa in maniera molto vicina. Lui è veramente la persona adatta a questi tempi. Il Signore ci ha dato un grande dono con Papa Leone XIV”.
In che modo oggi la spiritualità agostiniana può influire sulla Chiesa?
“La spiritualità agostiniana è una spiritualità molto ricca. Io direi che dobbiamo riprendere la lettura di Sant’Agostino e soprattutto – anche Papa Leone lo ha detto in maniera molto chiara – bisogna puntare, avere cura soprattutto della comunione: la comunione, l’unione con Cristo Signore e con la Chiesa. E poi questo slancio missionario, l’evangelizzazione, che ci aiuta a portare Cristo in mezzo al mondo. Certo, questo non è possibile senza una vita di profonda interiorità, l’altra dimensione agostiniana: la vita di preghiera, la vita di interiorità. E tutto questo ci illumina per vivere ognuno di noi la fede nella vocazione alla quale siamo stati chiamati”.
Ho aperto e chiudo con la festa patronale. In che modo può incidere affinché si riscopra la fede?
“Sì, la festa patronale è questo che chiamo religiosità popolare. Molto importante. Ne abbiamo parlato durante il Sinodo. Significa una chiamata e un punto di riferimento, che non si ferma soltanto nella devozione, nella celebrazione, ma che ci chiede di portare avanti un coinvolgimento, un compromesso nella propria fede. Cioè sarebbe, direi, uno slancio verso più interiorità, più profondità, più vita e più dinamismo. La vita cristiana: questa è la nostra fede. Sono molto contento di essere qui con voi”.
