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Ponte sullo Stretto, firmato l’accordo di programma. Schifani: “Necessario per il futuro della Sicilia”

Siglata a Roma l’intesa tra governo, regioni, Anas, Rfi e società Stretto di Messina. Via libera al piano operativo

ROMA – Un nuovo tassello è stato aggiunto, con la firma dell’accordo di programma tra il governo, le regioni interessate ed i principali enti protagonisti, al complesso mosaico che costituisce il progetto del Ponte sullo Stretto, opera che, da oltre cinquant’anni, costituisce un crocevia di opinioni contrastanti ed un tema ricorrente nel dibattito politico, tecnico e culturale del Mezzogiorno. A sottoscrivere l’intesa, presso la sede del ministero delle infrastrutture e dei trasporti a Roma, il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, i presidenti delle regioni Sicilia e Calabria, Renato Schifani e Roberto Occhiuto, insieme ai vertici di Anas, rete ferroviaria italiana e società Stretto di Messina.

L’accordo, mira a disciplinare gli impegni amministrativi e finanziari, volti a garantire la piena operatività della società incaricata della realizzazione del progetto, defininendo il perimetro strategico entro cui completare l’opera rispettando le scadenze previste.

Un passaggio chiave verso la realizzazione

Quello del Ponte, come sottolineato dal presidente della regione siciliana Schifani, non rappresenta soltanto un ambizioso progetto ingegneristico, ma costituisce un volano per la trasformazione logistica e territoriale dell’Isola: “La regione – ha dichiarato – è pienamente coinvolta anche nella realizzazione delle opere di collegamento, fondamentali per garantire che il progetto venga portato a compimento nei tempi stabiliti, rappresentando un ulteriore passo concreto verso l’integrazione infrastrutturale del Mezzogiorno e per il futuro della Sicilia“.

Un disegno infrastrutturale da 20 miliardi di euro

L’intesa firmata si colloca all’interno di un più ampio piano strategico volto a potenziare la rete infrastrutturale della Sicilia, un programma di interventi che prevede investimenti complessivi prossimi ai 20 miliardi di euro. A rimarcarne il valore sistemico è stato lo stesso Schifani, che ha sottolineato: “Non si tratta di un’azione isolata, ma di una visione complessiva finalizzata a colmare il divario infrastrutturale che da troppo tempo penalizza la nostra isola”.

Tra le opere previste è in ballo la realizzazione della media velocità ferroviaria sulla direttrice Palermo-Catania-Messina, la costruzione dell’asse Catania-Ragusa, il riammodernamento dell’autostrada A19 Palermo-Catania (per la prima volta dalla sua costruzione) ed il completamento della SS 640 Caltanissetta-Agrigento, il cui ultimo viadotto sarà inaugurato domani. Interventi funzionali e complementari al Ponte, necessari per integrarne le potenzialità in una rete logistica coerente e sostenibile, capace di migliorare non solo la mobilità delle persone e delle merci, ma anche la competitività economica della Sicilia e dell’intero Sud.

Il plauso a Salvini e la fine dell’incertezza

Nel suo intervento, il presidente della regione ha rivolto un sentito ringraziamento al vicepremier Salvini, sottolineando la continuità e determinazione con cui ha seguito l’evolversi del progetto: “Senza il suo impegno e la sua caparbietà – ha dichiarato – oggi non saremmo a questo punto”. Un riconoscimento che sottolinea anche la nuova sinergia tra Stato centrale e regioni nella gestione di un’infrastruttura dalla forte valenza nazionale: “Con questo Governo – ha concluso Schifani – il rischio che il Ponte resti una cattedrale nel deserto è definitivamente scongiurato”.

Un’opera-simbolo che chiede concretezza

Con la firma dell’accordo di programma, il progetto compie un importante salto di qualità amministrativa e politica, superando quella zona grigia fatta di annunci e sospensioni che ha spesso caratterizzato la storia del progetto. Da infrastruttura visionaria ad opera cantierabile, quellan del Ponte si avvicina sempre di più a diventare una realtà concreta, una sfida ingegneristica e logistica che richiede rigore, trasparenza e visione di lungo termine, ma che se portata a compimento potrebbe cambiare per sempre il paradigma della mobilità mediterranea.