PALERMO – La musica come voce nel silenzio, la bellezza come atto di resistenza, l’arte come veicolo della memoria, queste le premesse che anticipano lo spettacolo ideato dalla fondazione Teatro Massimo di Palermo celebrando il trentatreesimo anniversario della strage di via D’Amelio.
In scena sabato 19 luglio 2025, l’omaggio musicale intenso e profondamente civile “Ein deutsches Requiem (Il Requiem tedesco)” di Johannes Brahms, proposto nella versione per coro e pianoforte a quattro mani. Una scelta artistica e simbolica che intende onorare la memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, caduti per mano mafiosa nel pomeriggio di un’estate di sangue del 1992.
Musica e giustizia, la potenza civile del Requiem
“Il 19 luglio il Teatro Massimo si unisce al silenzio e alla memoria con la voce alta e profonda del Requiem tedesco di Johannes Brahms – ha dichiarato il sovrintendente Marco Betta – un capolavoro che è insieme meditazione sul dolore e sulla speranza, riflessione musicale e civile, capace di far risuonare la forza morale, il coraggio civile e la tensione etica di chi ha scelto lo Stato, la legalità e la giustizia contro la violenza mafiosa”.
Non un requiem liturgico, ma una meditazione laica, umanistica e universale. Brahms compone il suo Ein deutsches Requiem a partire da un dolore privato, la morte della madre e quella dell’amico e mentore Robert Schumann, ma il suo linguaggio abbraccia l’umanità intera. I testi, selezionati dalla Bibbia in lingua tedesca, parlano alla dimensione collettiva dell’esistenza, della sofferenza e della speranza, della caducità e della promessa di eternità. La musica, di straordinaria forza emotiva, rifiuta ogni retorica e si fa invito alla riflessione, intimo e solenne al tempo stesso.
Il Requiem di Brahms: una visione intimista diretta da Salvatore Punturo
A guidare l’esecuzione sarà Salvatore Punturo, attuale maestro del coro del Teatro Massimo, che ha curato un impianto sobrio e rigoroso, fedele allo spirito dell’opera. Il Requiem sarà eseguito nella versione per coro e pianoforte a quattro mani, forma che esalta l’intimità della scrittura brahmsiana, rinunciando all’impatto orchestrale in favore della profondità timbrica e del respiro collettivo. Sul palco del teatro di Piazza Verdi si alterneranno le voci del soprano Ginevra Gentile e del baritono Andrea Borghini, accompagnati al pianoforte dai maestri Giuseppe Cinà e Matteo Londero.
La partitura, articolata in sette movimenti, attraversa i grandi interrogativi della condizione umana: il dolore (“Beati quelli che soffrono, perché saranno consolati”), la speranza nella resurrezione, la promessa di un aldilà di luce e pace (“Beati i morti che muoiono nel Signore, perché le loro opere li seguono”). Il coro, elemento centrale dell’opera, sarà protagonista in ogni sezione, portando in scena l’umanità intera nel suo percorso dalla sofferenza alla redenzione.
Il valore di un gesto culturale
In un tempo segnato da smemoratezza e frenesia, l’iniziativa della Fondazione Teatro Massimo rappresenta un gesto controcorrente, un atto di responsabilità civile. Ricordare Paolo Borsellino e la sua scorta non significa soltanto onorare la loro memoria, ma riaffermare la necessità di una cultura della legalità, del sacrificio, della coerenza. L’arte, in questo contesto, diventa così strumento di consapevolezza, linguaggio universale che unisce etica ed estetica.






