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Psicologia

Ma è normale sentirsi sempre stanchi?

La verità è che non sempre la stanchezza è collegata a qualcosa che ci sta accadendo concretamente, ma può derivare da abitudini mentali, da un bisogno eccessivo di controllo

Quante volte ti è capitato di svegliarti già stanco, ancora prima di iniziare la giornata?
Di pianificare mille cose… ma poi non riuscire a concludere quasi nulla?
E magari ritrovarti, a fine giornata, con un solo pensiero fisso: “Avrei dovuto fare di più”.

Nella nuova puntata del podcast “Ma è normale?”, la psicologa Patrizia Busà affronta uno dei temi più diffusi ma spesso sottovalutati: la stanchezza costante, quella che ci accompagna anche nei periodi “tranquilli”, senza una causa evidente.

Quando la stanchezza non ha un perché

“È una delle cose che mi sento dire più spesso – racconta Patrizia – Mi sento stanco, ma non so perché”.
La verità è che non sempre la stanchezza è collegata a qualcosa che ci sta accadendo concretamente, ma può derivare da abitudini mentali, da un bisogno eccessivo di controllo, o da una tendenza a voler sempre fare di più, senza ascoltarsi davvero.

Spesso si tratta di un circolo vizioso: programmiamo troppo, non riusciamo a portare a termine tutto, subentra il senso di colpa… e il giorno dopo si riparte, ancora più stanchi. Un meccanismo mentale che consuma energie, prima ancora che fisiche, emotive.

Il falso mito del “rilassarsi a tutti i costi”

Un’altra trappola comune, dice la psicologa, è quella di cercare di rilassarsi forzatamente: “Molte persone si impongono il relax come se fosse un altro compito da portare a termine. Ma il riposo, per essere vero, deve essere spontaneo, non imposto”.

Cercare di calmarsi “a comando”, secondo Patrizia, rischia di aumentare la frustrazione. È importante, invece, osservarsi, concedersi dei margini e imparare a riconoscere cosa ci serve davvero in quel momento.

Attenti a quello che diciamo a noi stessi

“Le parole che usiamo hanno un peso”, sottolinea. “Se ogni mattina ci svegliamo dicendo ‘sono stanco’, quel pensiero diventa realtà e influenza il modo in cui affrontiamo la giornata”.
Il linguaggio, anche interiore, non è neutro: ci orienta, ci condiziona, ci conferma dentro a uno stato mentale.

Cambiare prospettiva può iniziare da lì: da come parliamo a noi stessi, da come definiamo quello che sentiamo.