FIUMEDINISI – La festa della Vara di Fiumedinisi ha finalmente restituito alla comunità una tradizione che sembrava sospesa nel tempo. La maestosa macchina votiva, simbolo della devozione popolare è tornata a percorrere le strade del paese, dopo ben nove anni. Un evento tanto atteso, che ha suscitato una profonda emozione in ogni angolo del borgo, segnando un giorno indimenticabile, un rito che ha unito spiritualità, fede e commozione.
L’inizio di una giornata densa di significato
Il cielo di Fiumedinisi, limpido e luminoso, ha accolto i fedeli, che si sono radunati nella chiesa di San Nicola, dove Don Anthony Maria Iyiegbu ha presieduto la prima celebrazione eucaristica, introducendo una giornata ricca di significato, appartenenza e spiritualità. Un inizio che ha segnato il risveglio di una celebrazione intensa, fatta di preghiera, appartenenza e spirito comunitario, che è poi prosegiuto con la liturgia di Monsignor Roberto Romeo, celebrata al Santuario.
La partecipazione dei fedeli, il cuore pulsante della festa
La mattinata è proseguita con la solenne celebrazione delle 10.30, presieduta da Mons. Di Pietro, vescovo ausiliare di Messina, il quale ha accompagnato la comunità in un cammino spirituale che li ha condotti al culmine della devozione. Ma è stato alle 12.30 che la festa è entrata nel vivo. Portata a spalla dai devoti in abito bianco, la macchina votiva è partita lentamente, con solennità e grazia, accompagnata dai canti e dalle preghiere dei fedeli, di cui ogni passo e movimento compiuto, ha raccontato la storia di una comunità che non ha mai dimenticato le proprie radici. Cuore pulsante della celebrazione, i fedeli, non semplici spettatori, ma partecipanti attivi di un cammino spirituale che li ha visti uniti come un unico corpo da un sentimento di devozione che travalicava la semplice tradizione religiosa.
Il ritorno della Vara e la rappresentazione dell’Annunciazione
Nel pomeriggio, il corteo ha dato il via alla seconda parte della festa, con il ritorno simbolico della Vara. Maria e l’Angelo, vestiti con abiti tradizionali, hanno preceduto la macchina sacra, rendendo omaggio al mistero della fede e alla sacralità dell’Annunciazione. La Vara ha ripreso il cammino, per tornare in Piazza Matrice, dove si è svolta la suggestiva rappresentazione dell’Annunciazione, come da tradizione, con il canto dei tre bambini scelti tra la comunità, che hanno interpretato il Padre Eterno, l’Angelo Gabriele e la Vergine Maria. Il loro canto, dolce e potente, ha risuonato tra le vie del paese, regalando alla festa un’emozione che ha toccato le corde più intime di chi vi ha preso parte.
Una giornata di raccoglimento e partecipazione attiva
Con il ritorno della Vara a Piazza Matrice, la comunità si è raccolta in un silenzio carico di significato. I volti dei fedeli, segnati dall’emozione, riflettevano il profondo legame con quella che non è solo una macchina votiva, ma un simbolo di fede, speranza ed amore che si trasmette di padre in figlio. Percepita nei passi lenti ma decisi dei devoti, nei gesti di chi con reverenza ha portato la reliquia del Sacro Capello o camminava dietro la Madonna e l’Arcangelo Gabriele, la fede ha caratterizzato ogni movimento ed ogni sguardo, simboleggiando l’incontro tra il divino e l’umano.
La benedizione finale, un momento solenne ed indimenticabile
La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica presieduta da Monsignor Giovanni Accolla, arcivescovo di Messina, un momento solenne che ha suggellato la giornata di festa e devozione con la benedizione finale.
La festa della Vara di Fiumedinisi, celebrata con immensa partecipazione e spiritualità, ha dimostrato che la tradizione, nonostante il lungo periodo di attesa, è più viva che mai. Ogni fedele, ogni famiglia, ogni bambino che ha preso parte al corteo ha contribuito a scrivere una pagina che resterà impressa nella memoria collettiva del paese. L’emozione del ritorno della Vara, i canti dei bambini, la presenza silenziosa e forte della Madonna hanno reso questa giornata un atto d’amore e di fede che continuerà a vivere nei cuori di tutti, come un ricordo indelebile e sacro.






