GALLODORO – Il 16 agosto, al termine delle celebrazioni dell’Assunta e nel giorno dedicato a San Rocco, il paese rinnova una tradizione dalle origini antiche, che affonda le sue radici nella cultura medievale: “U sceccu pacciu” (l’asino pazzo). Protagonista della rappresentazione è una maschera che ospita al suo interno un conducente. La figura si muove tra la folla nella piazza principale, attraversando lo spazio con fiaccole e giochi pirotecnici accesi, sprigionando scie di scintille che illuminano la notte.
La serata si apre con un concerto che scalda l’atmosfera e richiama in piazza residenti e visitatori. Poi, intorno all’una di notte, il ritmo cambia: parte lo “sceccu pacciu”. La maschera irrompe tra la gente, inseguendo chi si trova sul suo cammino e trasformando il centro del paese in un palcoscenico di luce. L’arrivo del protagonista è atteso con trepidazione, e tra risate e fughe, la folla vive un momento sospeso tra gioco e adrenalina.
Nel simbolismo della festa l’asino , un tempo parte integrante della famiglia e presenza rassicurante, assume un volto perturbante. Il fuoco gli restituisce una natura selvatica: diventa l’alter ego del “domestico”, il selvatico che minaccia l’ordine dell’uomo e che, nella dimensione immaginifica del rito, deve essere affrontato, neutralizzato e infine domato. È un elogio della follia che, per una sera, ribalta i ruoli, rompe gli schemi e rende tangibile il sottile confine tra controllo e caos.
Elemento centrale della rappresentazione, il fuoco porta in sé un duplice significato: rigenerante e, al tempo stesso, mortifero. Quando l’asino è “in vita”, le scintille disegnano traiettorie incandescenti, animano la piazza e risvegliano l’energia della comunità; quando “muore”, le luci si spengono e il rito si conclude, segnando il ritorno all’ordine. In questo passaggio, la festa profana dialoga idealmente con quella religiosa, non in contrasto ma in continuità, offrendo una catarsi che appartiene alla memoria collettiva del paese.
Così, ogni 16 agosto, “u sceccu pacciu” rinasce nel fuoco e nella piazza, vivendo il suo giorno di gloria. Riafferma un patrimonio di simboli e tradizioni che Gallodoro custodisce con orgoglio, parlando con scintille, corse e risate alle generazioni presenti e a quelle future.






