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Da Militello all’Ariston: la storia ineguagliabile del signore dei presentatori, Pippo Baudo

Dal sogno di un giovane siciliano legato alla sua isola alla storia della televisione italiana, l’eredità di un maestro che ha accompagnato intere generazioni

Una storia lunga sei decenni, un sogno coltivato da un semplice giovane siciliano di Militello in Val di Catania, una presenza costante e rassicurante per milioni di italiani, il pioniere del piccolo schermo capace di trasformare la televisione in cultura popolare e padre di migliaia di talenti, Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, per tutti semplicemente e amorevolmente “Pippo”. L’intero popolo italiano piange la triste scomparsa del conduttore televisivo, venuto a mancare il 16 agosto all’età di 89 anni al Campus Biomedico di Roma.

Una storia lunga sei decenni

Con lui, la fine di un’epoca della televisione italiana, ma soprattutto la consapevolezza di aver perso un uomo che ha saputo incarnare il volto migliore dello spettacolo, un narratore capace di accompagnare intere generazioni con la sua voce calda, la sua inconfondibile ironia, la sua eleganza ed autorevolezza, che lo ha reso il più grande di tutti, il maestro, il “signore dei presentatori”.

Il saluto di Roma, l’abbraccio della Sicilia

Il tributo della Rai e delle persone a lui care, non poteva che essere all’altezza di una carriera eccezionale, salutandolo lì dove la sua carriera fu consacrata, al Teatro delle Vittorie. Lunedì 18 agosto, dalle 10.00 alle 20.00 e martedì 19 dalle 9.00 alle 12.00, la camera ardente accoglierà il pubblico che per sessant’anni lo ha amato, applaudito e seguito, un tributo tutto italiano a chi, dal piccolo schermo, ha saputo parlare al cuore di milioni di famiglie. Poi, il feretro intraprenderà il viaggio verso Militello Val di Catania, il paese natale alle pendici dell’Etna che lo ha visto crescere, studiare e muovere i primi passi da showman. Qui, mercoledì 20 agosto, nella chiesa barocca di Santa Maria della Stella, si terranno i funerali, presieduti dal vescovo Calogero Peri, in un clima di lutto cittadino proclamato dal sindaco Giovanni Burtone: “Ogni volta che diciamo da dove veniamo – ha raccontato – il commento è sempre lo stesso, il paese di Pippo Baudo”.

Un ritorno alle radici che suggella il legame profondo di Baudo al suo paese, al Santuario dove da bambino serviva messa come chierichetto, ai vicoli della sua giovinezza, alla comunità che ne ha sempre custodito l’orgoglio.

Superpippo, l’uomo dei record

Sessant’anni di televisione non bastano a contenere la grandezza di Pippo Baudo. Dai primi passi con Settevoci nel 1966 fino alle tredici conduzioni del Festival di Sanremo, record mai eguagliato, Baudo, anche soprannominato Superpippo, ha segnato la storia dello spettacolo italiano, collocandosi tra le figure immortali della nostra televisione, accanto a Mike Bongiorno, Corrado, Tortora, Vianello. Canzonissima, Domenica In, Fantastico, Luna Park, Novecento, ogni titolo evoca una stagione, una generazione, un’Italia che mutava e che davanti alla tv trovava la voce del suo narratore più fedele.

“L’ho inventato io”, la capacità di Pippo di scoprire talenti

Scopritore di talenti, il suo fiuto è stato ineguagliabile, da Al Bano a Loretta Goggi, da Heather Parisi a Laura Pausini, da Andrea Bocelli a Eros Ramazzotti, fino a Fiorello e Nino Frassica, veri ambasciatori della sua stessa Sicilia. Celebre la battuta con cui veniva parodiato: “L’ho inventato io!”, sintesi perfetta della sua capacità di riconoscere e valorizzare nuovi volti, la sua lungimiranza non si limitava a scegliere cantanti o comici, ma a costruire carriere, intuendo destini artistici che avrebbero segnato la cultura popolare italiana.

Il suo amore per la musica era assoluto, sognava infatti di diventare direttore d’orchestra, venerando grandi maestri come Pippo Caruso. Sanremo, che ha guidato tredici volte, rimane il tempio dove il suo amore per la canzone italiana si è espresso nella forma più pura.

La Sicilia nel cuore e nell’anima

Baudo non smise mai di sentirsi figlio della sua terra. “Sono siciliano”, ripeteva con fierezza, sottolineando come la bellezza e le contraddizioni dell’isola fossero parte integrante del suo carattere e del suo stile. Lontano dalla sua terra, ne porto sempre un pezzetto con se all’interno dei suoi programmi, delle scenografie e nei racconti, celebrandone i luoghi, le piazze e i talenti.

Negli anni ’90 riportò in prima serata Rai il Teatro Antico di Taormina e piazza IX Aprile, trasformandole in scenografie naturali che incantarono l’Italia. A Catania fu direttore artistico di Antenna Sicilia, con cui lanciò il Festival della nuova canzone siciliana, valorizzando repertori popolari e giovani artisti isolani, persino nel privato volle mantenere quel legame, il matrimonio con Katia Ricciarelli, celebrato a Militello, divenne evento collettivo.

L’eredità di un maestro

Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica, onorificenza consegnatagli dal Presidente Mattarella nel 2021, Pippo Baudo lascia un vuoto che nessuno potrà colmare. Con lui scompare l’ultimo grande maestro della televisione, capace di coniugare cultura e leggerezza, tradizione e innovazione. La sua voce, le sue battute, la sua inconfondibile presenza scenica resteranno per sempre scolpite nella memoria collettiva. La Sicilia perde un figlio illustre, l’Italia intera il suo conduttore più amato.

Eppure, Pippo continuerà a vivere ogni volta che un giovane talento calcherà un palcoscenico, ogni volta che un presentatore cercherà di tenere insieme rigore ed empatia, ogni volta che il piccolo schermo sarà capace di creare unione, ogni volta che si parlerà di spettacolo, di varietà e di grandi palcoscenici televisivi, custodendo un dolce e nostalgico ricordo, quello di Pippo Baudo.