ROCCALUMERA – Un anniversario che si trasforma in tributo, quello del ventinquesimo anno dalla fondazione del parco letterario Salvatore Quasimodo di Roccalumera, che celebra la propria storia rendendo omaggio ad una figura che ne ha segnato in modo determinante il percorso. Giovedì 21 agosto 2025, alle 18.45, il giardino-museo sarà intitolato ad Alessandro Quasimodo, attore, regista, poeta e cofondatore del parco, al quale la cittadina jonica aveva già conferito la cittadinanza onoraria.
L’iniziativa non si configura esclusivamente come un atto celebrativo, rappresentando un riconoscimento sostanziale a chi, con impegno costante, ha contribuito a trasformare un luogo della memoria in un presidio culturale capace di coniugare tradizione ed innovazione. Alessandro Quasimodo, scomparso nel 2024, aveva infatti dedicato al progetto una parte significativa della sua attività, sostenendo l’idea di una cultura accessibile e condivisa, orientata al dialogo con le nuove generazioni.
Una cerimonia tra istituzioni e linguaggi artistici
Il programma dell’evento prevede i saluti istituzionali di Sergio Mastroeni, responsabile del parco e della scrittrice Marisa Sturiale D’Agostino, ai quali seguirà il recital poetico “Da tempo ti devo parole d’amore” dell’attore Mario Cei, che offrirà al pubblico un itinerario tra poesia ed emozione. La serata si arricchirà con la presentazione dei murales “Ed è subito sera”, realizzati da Alessia Bruno, Giorgia Gimillaro e Roberta Mastroeni, un intervento artistico che integra l’identità letteraria del Parco con un linguaggio visivo contemporaneo, restituendo nuova vitalità agli spazi della struttura.
Il segno di una continuità
L’intitolazione ad Alessandro Quasimodo rappresenta il riconoscimento di un impegno culturale che ha radici profonde. Figlio del Nobel Salvatore, non si è limitato a custodirne la memoria, ma ha saputo declinarla in progetti teatrali, recital, iniziative di divulgazione e attività creative, consolidando il legame tra Roccalumera e la grande tradizione letteraria del Novecento. Attribuire il suo nome al giardino-museo significa dunque inscrivere la sua eredità in uno spazio destinato alla fruizione pubblica, confermando la vocazione del Parco come luogo di memoria attiva, capace di coniugare conservazione e innovazione






