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Piparo trasforma il mito in uno specchio del presente, debutta al teatro Biondo “Corifeo diciassette”

Dal 22 ottobre al 2 novembre, il cuntista palermitano porta in scena un viaggio poetico e inquieto tra le credenze antiche e le ombre della contemporaneità

PALERMO – Il mito rivive, si trasfigura e diventa lente attraverso cui guardare i crepuscoli del nostro presente. Con Corifeo diciassette, in prima nazionale dal 22 ottobre nella sala Strehler del teatro Biondo di Palermo, Salvo Piparo torna ad indagare le profondità dell’animo umano e la sua inesausta tensione verso la salvezza. Autore ed interprete di uno spettacolo che fonde la potenza arcaica del cunto con l’urgenza della contemporaneità, l’attore palermitano costruisce un viaggio poetico ed inquieto dentro i “tempi bui” della modernità, dove il mito diventa strumento di riflessione collettiva e catartica.

Il corifeo e la parola che salva

Diretto da Leonardo Petrillo ed accompagnato dal canto evocativo di Egle Mazzamuto e dal virtuosismo pianistico di Ornella Cerniglia, Piparo veste i panni di un corifeo visionario, viandante di anime e di racconti, che solca imbarcazioni immaginarie, banchi di nebbia a forma di navi alla ricerca di un porto interiore. Nel suo modus narrandi inconfondibile, che unisce la tradizione orale siciliana alla teatralità contemporanea, la parola diventa lama e carezza, ritmo e canto.

Il numero 17 e la danza della morte

Il filo rosso di Corifeo diciassette è la morte, personificata, evocata, temuta e sedotta. Il numero 17, nella cultura popolare simbolo di sventura, diventa qui cifra poetica, metafora di una condizione umana sospesa tra destino e ribellione. Dalle tragedie di Orfeo ed Euridice ai legami fraterni di Patroclo e Achille, fino all’amore estremo di Tancredi e Clorinda, Piparo intreccia storie di cadute e rinascite, di passioni senza requie, con lo sguardo rivolto ad una Palermo ferita e bellissima, specchio delle nostre inquietudini collettive.

Musica, voce ed immagini, il teatro come rito corale

Accanto al cuntista, due presenze femminili incarnano il doppio volto della vita e della morte, quella di Egle Mazzamuto con il suo canto che alterna lamento e invocazione e quella di Ornella Cerniglia, che trasforma pianoforte e tastiera in strumenti di navigazione per anime smarrite. Le proiezioni grafiche di Salvo Damiano e la cura scenica di Valentina Enea costruiscono un universo visivo e sonoro sospeso, dove il teatro torna a farsi rito, evocazione, corpo che respira la memoria del mondo.

Le repliche

Lo spettacolo verrà replicato fino al 2 novembre, secondo il seguente calendario: 22, 23, 29 e 30 ottobre alle 21.00; 24, 25, 28, 31 ottobre e 1 novembre alle 17.00 ed il 26 ottobre ed il 2 novembre alle 20.00.