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Palermo, al Pantheon di San Domenico la Via Crucis che unisce memoria e lotta alla mafia

La musica di Bartolomeo Cosenza, con una intensa Ave Maria interpretata da Lidia Gammacurta, ha elevato la celebrazione in un momento di profonda spiritualità e memoria condivisa.

PALERMO – In un silenzio denso di storia e spiritualità, il Pantheon di San Domenico del capoluogo siciliano ha accolto domenica 2 novembre una celebrazione dal valore civile e religioso, una Via Crucis dedicata alle vittime innocenti della mafia. Un appuntamento solenne, promosso dall’associazione teatro Nuovo e patrocinato dal senatore Carmine Mancuso, che ha raccolto attorno a sé cittadini, istituzioni e un fitto tessuto di associazioni impegnate nella difesa della legalità.

Nel luogo dove riposano alcune delle personalità più eminenti della storia siciliana tra cui Giovanni Falcone, simbolo universale della lotta alla criminalità organizzata, la memoria ha trovato la sua più alta forma di espressione. Qui, tra le navate che custodiscono secoli di devozione e impegno civile, la liturgia cristiana si è intrecciata alla testimonianza umana, dando corpo a un rito collettivo che supera il semplice ricordo per farsi impegno responsabile del presente.

La Via Crucis delle famiglie, il dolore che diventa parola e resistenza

A scandire le quattordici stazioni sono stati gli stessi familiari delle vittime, affidando alla propria voce meditazioni che hanno il peso delle biografie spezzate e il coraggio di chi non arretra di fronte alla memoria. Ogni stazione, letta con partecipazione intensa, ha tracciato un percorso di dolore ma anche di speranza, trasformando un rito tradizionale in un esercizio pubblico di coscienza.

“Nessuno deve sentirsi solo nella battaglia contro la mafia”, ha ribadito il senatore Carmine Mancuso, richiamando l’urgenza di una quotidiana costruzione di legalità, fatta di responsabilità condivisa, testimonianza attiva, vigilanza civile. Parole che nel contesto del Pantheon assumono un’eco ancora più profonda, come se dialogassero direttamente con la storia che quelle tombe raccontano.

La musica come preghiera collettiva, l’Ave Maria di Bartolomeo Cosenza

Il momento più intenso dell’intera cerimonia è giunto con l’esecuzione dell’Ave Maria composta da Bartolomeo Cosenza, interpretata dal soprano Lidia Gammacurta. La chiesa, improvvisamente immobile si è lasciata attraversare dalle sonorità pure e avvolgenti della melodia, un componimento che unisce semplicità formale e ricchezza armonica in un equilibrio capace di elevare lo spirito.

La voce della soprano ha trasformato la preghiera in un grido sommesso e potentissimo, capace di accogliere e abbracciare il dolore collettivo dei presenti. Ogni nota, vibrando tra le colonne e le lapidi del Pantheon, sembrava stabilire un dialogo tra l’umano e il divino, tra la fragilità delle vite spezzate e la forza dei loro ideali, che continuano a camminare sulle gambe degli uomini di oggi. In quell’istante, l’arte ha oltrepassato il confine della semplice esecuzione musicale ed è diventata parola non detta, consolazione e promessa di giustizia. Un momento sospeso, destinato a rimanere intatto nel ricordo di chi vi ha preso parte.

Un ponte tra memoria e futuro

L’intera celebrazione, nella sua sobria solennità, ha restituito la sensazione di un cammino condiviso: un invito a non dimenticare, ma anche a custodire con cura la lezione di quanti hanno perso la vita opponendosi alla mafia. La bellezza e in particolare la musica, si sono rivelate strumenti potenti per mantenere viva quella eredità morale che appartiene a tutti. Nel cuore di Palermo, all’ombra dei grandi protagonisti dell’antimafia, la Via Crucis si è così trasformata in un atto di resistenza culturale e spirituale, una dichiarazione collettiva che afferma ancora una volta che la memoria non è un rito, ma un impegno quotidiano.