ROMA – È durante il seminario promosso dalla senatrice a vita Elena Cattaneo che arriva una nuova e netta conferma sulla piena fattibilità del Ponte sullo Stretto. L’incontro, dedicato al confronto tecnico-scientifico su geologia e sicurezza dell’opera, ha riunito alcuni dei principali specialisti coinvolti nello studio del progetto definitivo e nel suo aggiornamento: il geologo Gianluca Valensise, il professor Iunio Iervolino, il professore emerito Giorgio Diana, il professor Fabio Brancaleoni e il professor Alessandro Mandolini. Gli esperti hanno discusso anche le osservazioni avanzate dai professori Carlo Doglioni, Federico Mazzolani e Mario de Miranda. I lavori sono stati aperti dai saluti della senatrice Cattaneo e dell’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci.
Il panel ha rimarcato come la soluzione a campata unica resti l’unica in grado di garantire la stabilità aerodinamica del ponte. Le alternative con una o più pile in mare sono state giudicate impraticabili per le condizioni dello Stretto, la complessità dei fondali e le difficoltà costruttive e gestionali. Gli esperti hanno inoltre sottolineato il salto tecnologico introdotto dal progetto, grazie alla sezione multi-cassone dell’impalcato e agli schermi antivento trasparenti dotati di dispositivi di smorzamento aerodinamico, elementi che assicurano la piena efficienza strutturale dell’opera.
Sul fronte della sicurezza sismica, le verifiche sono state condotte con strumenti e metodi aggiornati allo stato dell’arte internazionale, con procedure analoghe – quando non superiori – a quelle applicate per i più grandi ponti sospesi nel mondo. È stata definita avanzata e razionale la teoria utilizzata per calcolare le azioni sismiche di progetto, mentre la PGA (accelerazione di picco al suolo) è stata ritenuta non significativa ai fini del comportamento dinamico del ponte. Le prestazioni richieste al manufatto in caso di terremoti di progetto risultano sensibilmente superiori agli standard previsti dalle norme tecniche italiane e internazionali.
Approfondito anche il tema delle faglie attive. Gli specialisti hanno chiarito che nel fondale dello Stretto sono presenti solo faglie minori riconducibili alla porzione superficiale della struttura che generò il sisma del 1908. La presunta faglia di Cannitello è stata indicata come un terrazzo marino fossile, mentre la faglia di Pezzo è una struttura antica riutilizzata come linea di costa: nessuna delle due si è attivata nel terremoto del 1908. Le deformazioni lente dell’area, pari a circa 0,1 millimetri l’anno in verticale e 1 millimetro l’anno in orizzontale, sono state giudicate prive di impatto sulla stabilità del ponte.
Il progetto definitivo – è stato ribadito – è il risultato del lavoro di una vasta squadra internazionale guidata dall’Italia, che ha visto la partecipazione di autorevoli studiosi e leader mondiali nella progettazione di ponti sospesi e nelle grandi opere. Ogni elemento fondamentale è stato verificato anche da istituzioni scientifiche indipendenti, confermando ulteriormente la solidità dell’intervento.






