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CRONACA

Ex Gicap: senza cassa integrazione straordinaria è rischio licenziamenti. Per 190 famiglie messinesi il 31 dicembre data decisiva

La Prefettura ascolta i sindacati e si impegna a sollecitare Regione e Ministero. Sedici punti vendita senza acquirenti: il destino dei lavoratori resta appeso a un filo

MESSINA – La vicenda ex Gicap torna nuovamente al centro dell’emergenza occupazionale cittadina. Dopo il presidio promosso da Filcams Cgil Messina, Fisascat Cisl e Uiltucs, il Palazzo di Governo ha assicurato che solleciterà Ministero del Lavoro e Regione Sicilia affinché venga attivata la cassa integrazione straordinaria, unica strada per evitare un licenziamento collettivo che potrebbe abbattersi su 190 famiglie a partire dal 31 dicembre. Il quadro delineato dai sindacati in Prefettura è netto: la società, oggi in concordato preventivo, non ha la forza per garantire la continuità occupazionale e l’unico strumento individuato dal Tribunale di Messina per scongiurare il collasso è proprio la Cigs. L’incontro, seppur breve, è stato giudicato “proficuo” dalle sigle sindacali, che hanno illustrato una crisi definita da anni come una “storia infinita”, iniziata nel 2019 e mai davvero risolta. A pesare sono soprattutto i 16 punti vendita rimasti senza acquirenti, quasi tutti nel Messinese, che coinvolgono circa 150 addetti e complessivamente 190 famiglie. “Siamo molto soddisfatti del colloquio avuto stamane – hanno commentato Giuseppe Ragno, Maria Manna e Francesco Rubino – la Prefettura ha mostrato sensibilità e attenzione. Adesso attendiamo l’ok del Ministero alla cassa integrazione straordinaria, l’unico mezzo in grado di evitare, almeno temporaneamente, la perdita del posto di lavoro per i nostri iscritti, impegnati da anni in una battaglia durissima per tutelare diritti e dignità”.

Il nodo Ergon, l’asta e la scadenza di fine anno

Il conto alla rovescia è ormai partito. Il 31 dicembre scadrà il contratto di affitto del ramo d’azienda alla società Ergon, che negli anni scorsi aveva assunto la gestione di 39 punti vendita tra Sicilia e Calabria nell’ambito del concordato Gicap. Delle strutture rilevate, 21 sono state acquistate e due cedute ad altre aziende, ma per le restanti 16 – tutte a marchio Ard e tutte nel territorio messinese – Ergon non ha manifestato alcun interesse a proseguire la gestione nel 2026. Le serrande rischiano dunque di abbassarsi definitivamente e gli scaffali già vuoti raccontano una crisi che travolge prima di tutto le persone: dal primo gennaio, per i dipendenti esclusi da soluzioni alternative, si aprirebbe lo scenario della Naspi e di un futuro senza occupazione. Le organizzazioni sindacali confidano che almeno la cassa integrazione straordinaria possa attenuare l’impatto della chiusura, garantendo un margine di tempo utile nel caso in cui nel 2026 dovesse concretizzarsi un’acquisizione. Non manca tuttavia un’ultima, tenue speranza: il Tribunale ha riaperto i termini per l’asta dei punti vendita, un’asta che di fatto non comporterebbe costi per eventuali soggetti interessati. Resta però la domanda che agita lavoratori e famiglie: ci sarà qualcuno disposto a farsi avanti prima che scocchi l’ora della chiusura?