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Ponte sullo Stretto, scontro politico sul destino dei fondi: Pd e M5S all’attacco del Governo

Hyerace chiede che i 3,5 miliardi tornino a Sicilia e Calabria, Antonio De Luca parla di “fine della farsa”. Ciucci replica: nessun definanziamento, solo un riallineamento temporale

MESSINA – Il destino delle risorse economiche destinate al ponte sullo Stretto riaccende il confronto politico tra Governo nazionale, opposizioni e istituzioni regionali. A far esplodere la polemica è la notizia della possibile distrazione dei 3,5 miliardi di euro inizialmente previsti per l’opera, ipotesi che ha provocato reazioni immediate e durissime da parte del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle, mentre dalla società Stretto di Messina arriva una netta smentita.

Armando Hyerace (nella foto), segretario provinciale messinese del Partito Democratico, in una nota commenta senza mezzi termini la prospettiva di un definanziamento. “Di poche ore fa la notizia: il Governo intende definanziare i 3,5 miliardi di euro destinati al ponte sullo Stretto. È ormai evidente che l’opera non si fa, ma non è ancora chiaro per quale finalità verranno utilizzate queste risorse, ma se dovessero finire – come spesso accade – in bonus spot distribuiti qua e là, sarebbe l’ennesimo smacco per Sicilia e Calabria. E l’ennesima conferma di una narrazione che non regge alla prova dei fatti. Esiste però una proposta chiara e giusta: l’emendamento a firma di Antonio Nicita e Nicola Irto, che chiede che quelle risorse, già scippate a Sicilia e Calabria, vengano restituite ai rispettivi territori per investimenti veri, utili, immediati. Se il ponte non si fa, i soldi non possono sparire. Devono tornare dov’erano. Per questo lo diciamo senza giri di parole: ridateci i soldi”.

Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle. Da Palermo, il capogruppo all’Ars Antonio De Luca collega la vicenda alla legge di stabilità nazionale e parla apertamente di un fallimento politico. “Apprendiamo che Roma starebbe definanziando parzialmente il ponte di Messina per finanziare la legge di stabilità nazionale. È il prologo della fine della farsa messa in piedi da Salvini e soci solo a scopo elettorale. Si metta una volta per tutte la pietra tombale su questa messinscena che finora ha prodotto solo costi e si restituiscano i soldi rubati alla Sicilia con la complicità di Schifani. Il presidente della Regione non permetta che i soldi sottratti allo sviluppo dell’isola vadano a finanziare le misure clientelari del governo Meloni. Sarebbe l’ennesima, intollerabile beffa ai siciliani”.

Alle accuse replica però la società Stretto di Messina. L’amministratore delegato Pietro Ciucci, intervenendo con una dichiarazione all’Ansa, respinge l’ipotesi di un definanziamento vero e proprio e chiarisce la posizione del ministero delle Infrastrutture. “Non c’è alcun definanziamento del ponte sullo Stretto di Messina, come ha confermato il ministero delle Infrastrutture. Si tratta di un dovuto adeguamento e allineamento temporale della copertura finanziaria al nuovo cronoprogramma realizzativo, conseguente alla mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess di approvazione del progetto definitivo”.

La contrapposizione resta dunque aperta. Da un lato Pd e M5S chiedono che le risorse vengano restituite a Sicilia e Calabria per interventi immediati e concreti, dall’altro la società concessionaria assicura che i fondi non sono stati cancellati ma solo rimodulati nel tempo. Un nodo politico e istituzionale che continua a pesare sul futuro del ponte sullo Stretto e, più in generale, sulle strategie di sviluppo del Mezzogiorno.