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cultura & spettacoli

“Neapolis Mantra”, danza e musica al teatro Vittorio Emanuele per raccontare l’anima di Napoli

Lo spettacolo ideato e diretto da Mvula Sungani, con l’étoile Emanuela Bianchini e la musica dal vivo di Enzo Gragnaniello, si appresta ad andare in scena il 20 dicembre alle 21

MESSINA – Un viaggio profondo e suggestivo nell’anima partenopea, sospeso tra danza, musica dal vivo andrà in scena sabato 20 dicembre alle 21 al teatro Vittorio Emanuele con “Neapolis Mantra”. Un’opera multidisciplinare di forte impatto emotivo e visivo, ideata e diretta dal regista e coreografo italo-africano Mvula Sungani, che firma la regia insieme alle coreografie curate con Emanuela Bianchini, étoile e cuore pulsante dello spettacolo.

La physical dance come linguaggio primario

Ad inaugurare lo spettacolo un universo essenziale e simbolico, in cui il corpo diventa linguaggio primario. La physical dance, cifra stilistica della compagnia Mvula Sungani Physical Dance, si intreccia in modo organico con la musica dal vivo e con la parola, costruendo un dialogo continuo tra i diversi piani espressivi. Protagonisti, accanto a Bianchini, il primo ballerino Damiano Grifoni, i solisti della compagnia e l’attrice Federica Totaro, voce narrante di un racconto che si muove tra realtà e visione.

Musica dal vivo, la voce di Enzo Gragnaniello

Elemento centrale dell’opera è la musica di Enzo Gragnaniello, eseguita dal vivo dallo stesso cantautore alla voce e chitarra, accompagnato da Pietro Gallo al mandolino, Erasmo Petringa al violoncello e Marco Caligiu alla batteria. Le musiche originali, firmate da Gragnaniello con arrangiamenti di Petringa, costituiscono l’ossatura emotiva dello spettacolo, contraddistinta da brani iconici, riproposti in versione acustica, che hanno segnato la storia musicale dell’artista e che nel tempo sono stati interpretati da nomi come Roberto Murolo, Mia Martini, Andrea Bocelli, Dulce Pontes, Ornella Vanoni e Arisa.

L’ispirazione: Neapolis Mantra e l’omaggio a “Donna” di Mia Martini

Ispirato all’album Neapolis Mantra del 1998 e concepito anche come omaggio ai vent’anni dalla pubblicazione della canzone Donna, resa immortale dall’interpretazione di Mia Martini, lo spettacolo indaga la ricerca dell’essenziale. Corpo e voce si fanno ponte tra il visibile e l’invisibile, accompagnando lo spettatore in una dimensione onirica, profondamente radicata nelle stratificazioni culturali e spirituali di Napoli.

La parola teatrale come filo narrativo

Il racconto scenico si sviluppa come un percorso interiore che si apre progressivamente a una narrazione astratta e fortemente simbolica. Al centro storie di donne, madri e figlie, compagne amate o perdute, figure desiderate e mai possedute. Presenze evocate più che raccontate, fatte di terra e di aria, di attese, fragilità e disillusioni, che attraversano la scena come archetipi universali. La regia di Sungani costruisce un’atmosfera solo in apparenza scarna, in cui lo spazio scenico si trasforma continuamente grazie al movimento dei corpi, ai testi teatrali firmati da Antonino Giammarino e a un raffinato lavoro di luci ed effetti visivi. Costumi, scene e lighting, curati da Mspd Studios, contribuiscono a definire un ambiente sospeso, capace di accogliere tanto la forza fisica della danza quanto la delicatezza della parola e del suono.

Neapolis Mantra si propone cosí un’esperienza sensoriale completa, un canto antico che attraversa Napoli non come luogo geografico, ma come spazio dell’anima. Uno spettacolo che non racconta, ma evoca, non descrive, ma lascia risuonare emozioni profonde nel corpo e nella memoria dello spettatore.