ROCCALUMERA – Un momento di confronto politico autentico, senza scorciatoie e con l’obiettivo dichiarato di rimettere al centro i territori. L’incontro che si è svolto a Roccalumera ha riunito amministratori, dirigenti e rappresentanti della zona ionica messinese nell’ambito di un appuntamento promosso da Sud chiama Nord, pensato per fare il punto sul cammino compiuto e sulle prospettive future del progetto politico.
Un confronto partecipato, che ha assunto i contorni di una riflessione collettiva sul ruolo dei Comuni, sulla qualità dell’azione parlamentare e sulla necessità di una nuova fase politica. A scandire il dibattito sono stati gli interventi del deputato regionale Pippo Lombardo e del sindaco di Santa Teresa di Riva Danilo Lo Giudice, coordinatore regionale di Sud chiama Nord, con la presenza di Cateno De Luca, invitato per un momento di scambio e di approfondimento con la classe dirigente e amministrativa del movimento.
Il lavoro all’Ars e la centralità dei Comuni
Nel suo intervento, Pippo Lombardo ha voluto chiarire il perimetro dell’azione di Sud chiama Nord, distinguendo nettamente il piano parlamentare da quello politico. “Le riflessioni che voglio consegnarvi – ha spiegato – riguardano da un lato l’attività parlamentare e dall’altro l’attività politica, che sono due cose distinte”.
Un passaggio che ha fatto da premessa a una rivendicazione precisa: “Credo che abbiamo veramente poco da rimproverarci, perché con soli tre deputati siamo riusciti a portare avanti un’azione parlamentare importante, con proposte di grande qualità e spessore”. Lombardo ha sottolineato come il lavoro di Sud chiama Nord sia stato orientato in modo costante verso i Comuni e gli enti locali, senza interventi estemporanei o misure di facciata. “Le nostre proposte non sono marchette né interventi spot – ha aggiunto – ma misure concrete, di buon senso, che guardano alle esigenze dei territori, alla semplificazione amministrativa e alla lotta alla burocrazia che troppo spesso blocca i Comuni”.
Un’azione portata avanti, ha rimarcato, “con grande umiltà”, nella convinzione che quella di Sud chiama Nord rappresenti oggi una delle proposte più serie e qualificate presenti all’Ars.
La linea politica e l’orizzonte del 2027
Danilo Lo Giudice ha invece allargato lo sguardo alla dimensione politica complessiva, affrontando senza reticenze le difficoltà attraversate dal movimento. “Il 2025 è stato un anno difficile e complicato dal punto di vista politico – ha detto – e spesso veniamo accusati di incoerenza. Io invece rivendico la nostra coerenza: essere sempre al fianco del territorio, degli amministratori e del buon governo”.
Un passaggio significativo è stato dedicato anche al confronto interno, richiamando l’idea di Sud chiama Nord come comunità politica. “Siamo una famiglia politica e in famiglia ci si dice tutto – ha spiegato –. Sicuramente qualcosa l’avremo sbagliata anche noi, perché nessuno è perfetto. Ma una cosa è certa: Cateno De Luca ha fatto tanto per ciascuno di noi e per questo territorio. Non dobbiamo dimenticare da dove siamo partiti e il lavoro fatto per dare finalmente voce a questa parte di Sicilia”.
Da qui lo sguardo al futuro: da gennaio, l’avvio di un nuovo percorso che dovrà condurre Sud chiama Nord alle elezioni regionali del 2027 “con determinazione, passione e senso di responsabilità”, con l’obiettivo di costruire una proposta di governo credibile e capace di guidare la Sicilia.
De Luca e la nuova fase del progetto
L’intervento di Cateno De Luca ha rappresentato uno dei momenti più intensi della giornata, con una riflessione che ha intrecciato autocritica e rilancio. Invitato per un saluto e un momento di confronto, De Luca ha puntato l’attenzione sui rischi che possono minare un progetto politico nel momento della sua maturità, parlando apertamente di “troppi personalismi e di un diffuso sentimento del sentirsi arrivati” dopo una lunga fase di costruzione affrontata da pochi.
“Chi ragiona solo per sé – ha affermato – non preserva la squadra e il suo leader”. De Luca ha richiamato il valore della “fame” che ha caratterizzato le origini di Sud chiama Nord, quella spinta che ha consentito di raggiungere obiettivi ritenuti impensabili e di costruire un vero popolo di consenso. Al contrario, ha avvertito, la sicumera e l’egoismo, alimentati da ambizioni individuali scollegate dalla visione progettuale, rischiano di far fallire tutto “all’ultimo miglio”.
De Luca ha spiegato di trovarsi alla fine di una fase complessa, necessaria per prepararne un’altra. “Quando succede questo – ha detto – bisogna avere il coraggio di aprire tutti i cassetti e affrontare ciò che non funziona dentro una squadra complessa. Chi ha responsabilità deve assumersela”. Da qui l’invito a una verifica onesta del percorso: se non si cresce, il rischio è quello di diventare “una stella cometa, capace di fare luce per un po’ e poi scomparire”.
Gli appuntamenti e il sogno che resta vivo
Nel suo intervento, De Luca ha ricordato di aver messo in conto un 2025 politicamente difficile e ha indicato due tappe chiave per il rilancio di Sud chiama Nord. Sabato 3 gennaio, nella sala congressi di Gelso Bianco a Catania, alle 9.30, sarà ospite della segreteria regionale e degli amministratori dei territori siciliani per una riflessione di inizio anno sulle prospettive politiche dell’Isola e sulle modalità per liberarla dal “pizzo legalizzato”. Il 18 gennaio, invece, sarà presentato il lavoro costruito nei mesi precedenti.
“Qualcuno – ha concluso – ha pensato che io avessi abbandonato il nostro sogno. Non era così. Oggi posso dire che il sogno di costruire un grande progetto per liberare la Sicilia dal pizzo legalizzato è ancora vivo e che le probabilità di realizzarlo sono persino maggiori rispetto a qualche anno fa”. Un messaggio che, a Roccalumera, ha trovato ascolto tra amministratori e territorio, chiamati ora a misurarsi con una nuova fase di Sud chiama Nord, fondata meno sui personalismi e più su una visione condivisa.






