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Sanità a Messina, confronto tra Asp e Pd su medicina territoriale, emergenze e riforme

Case e Ospedali di Comunità, 118, liste d’attesa e servizi fragili: il dialogo tra direzione Azienda sanitaria e Partito democratico provinciale mette a fuoco promesse, scadenze e criticità ancora aperte del sistema sanitario messinese

MESSINA – Un confronto franco, denso di contenuti e proiettato oltre l’emergenza quotidiana, per interrogarsi sul futuro della sanità pubblica in provincia di Messina. È questo il senso dell’incontro che ha visto sedersi allo stesso tavolo il direttore generale dell’Asp e una delegazione del Partito democratico provinciale, guidata dal segretario Armando Hyerace, con la partecipazione di Antonella Russo, responsabile sanità della segreteria regionale Pd, di Gianluca Pantano, segretario del circolo Pd di Barcellona Pozzo di Gotto, e di una rappresentanza di medici del territorio.

Al centro del confronto lo stato di salute del sistema sanitario messinese, segnato da criticità strutturali ormai note, ma anche dalle prospettive di cambiamento introdotte dal Dm 77 del 2022, che ridisegna l’organizzazione dell’assistenza puntando su una medicina territoriale più forte, sulla prossimità delle cure e su una presa in carico integrata del paziente. Un passaggio di paradigma che, nelle intenzioni, dovrebbe alleggerire la pressione sugli ospedali e garantire risposte più rapide e appropriate ai bisogni di salute.

Il nodo della medicina territoriale e le scadenze annunciate
Nel corso dell’incontro, il direttore generale dell’Asp ha annunciato che entro la fine di gennaio saranno operative le Case e gli Ospedali di Comunità previsti sul territorio provinciale, strutture considerate centrali nel nuovo modello di assistenza. Un annuncio accolto con attenzione dal Partito democratico, che ha sottolineato come la vera sfida non sia solo l’apertura formale di questi presidi, ma la loro piena integrazione con i medici di medicina generale e con i servizi sociali.

Da qui la richiesta di rafforzare le Aggregazioni funzionali territoriali, soprattutto nelle aree montane e periferiche, dove la carenza di servizi rischia di trasformarsi in isolamento sanitario. Centrale anche il ruolo delle Centrali operative territoriali, che secondo il Pd devono diventare il cuore di una rete sanitaria integrata e informatizzata, capace di collegare medicina di base, emergenza e ospedale, evitando frammentazioni e sovrapposizioni. Nel corso del confronto è stato inoltre ribadito l’impegno a garantire l’applicazione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, tema che continua a rappresentare un banco di prova per l’effettività dei diritti sanitari.

Emergenze irrisolte: 118 e liste d’attesa
Accanto alle prospettive di riforma, restano però criticità che incidono direttamente sulla vita quotidiana dei cittadini. Tra queste, il servizio 118 continua a rappresentare uno dei punti più deboli del sistema, con un numero insufficiente di ambulanze medicalizzate e una gestione dei codici minori giudicata non adeguata, con il rischio di intasare i Pronto soccorso e di rallentare gli interventi più urgenti.

Altro fronte delicato è quello delle liste d’attesa, che richiedono, secondo quanto emerso nel confronto, una maggiore integrazione tra Asp, aziende ospedaliere e medici curanti. L’obiettivo indicato è quello di costruire percorsi più lineari e trasparenti, capaci di ridurre i tempi di accesso alle prestazioni e di evitare che le difficoltà organizzative spingano i cittadini verso il ricorso al privato.

Servizi fragili e territori: le richieste del Pd
Particolare attenzione è stata dedicata ai Centri di salute mentale, ai servizi per l’autismo e alla medicina penitenziaria, ambiti nei quali le carenze di personale e di risorse rischiano di compromettere la continuità dell’assistenza. Su questi temi il Partito democratico ha consegnato un documento di analisi e proposte, chiedendo interventi strutturali e una programmazione di lungo periodo, nella consapevolezza che la qualità di una sanità pubblica si misura anche dalla capacità di prendersi cura delle situazioni più complesse.

Per il comprensorio Barcellona Pozzo di Gotto–Milazzo, il direttore generale ha fornito rassicurazioni su una serie di interventi attesi: l’attivazione di posti letto di medicina interna, di osservazione breve intensiva e di riabilitazione, l’individuazione di un bed manager per il Pronto soccorso di Barcellona Pozzo di Gotto, il completamento del Pronto soccorso di Milazzo entro giugno 2026 e l’attivazione delle Stroke Unit a Milazzo e a Sant’Agata di Militello. Misure che, se attuate nei tempi indicati, potrebbero rafforzare l’offerta ospedaliera dell’area tirrenica.

La posizione del Partito democratico resta tuttavia chiara: senza una profonda revisione dell’approccio regionale alla sanità, centrata sulla medicina territoriale, sulle reti clinico-assistenziali e su una gestione più efficiente del personale, la sanità pubblica messinese rischia di restare intrappolata in una condizione di emergenza permanente. Il confronto con l’Asp rappresenta un passaggio importante, ma la vera sfida sarà trasformare annunci e impegni in risposte concrete per i cittadini.