A fomentare la situazione di grave crisi che sta investendo l’Italia sono le numerose e violente proteste nelle carceri. Ieri il numero di deceduti è salito a 12 di cui una decina per overdose di psicofarmaci o soffocamento.
Una situazione delicata che si è estesa a macchia d’olio da Modena, a Pavia a San Vittore a Milano, da Reggio Emilia a Ferrara, fino ad arrivare all’Ucciardone di Palermo e a Foggia dove è caccia agli evasi.
I detenuti protestano contro le misure anti Coronavirus che hanno totalmente bloccato l’interazione con le proprie famiglie.
La situazione più grave è a Modena, sfociata ieri in una vera e propria rivolta dei detenuti, che ha causato 6 morti tra gli ospiti del penitenziario, tre all’interno delle mura del carcere in sommossa e tre durante i trasferimenti in altre carceri per riportare la situazione alla normalità, e che hanno riguardato 80 detenuti sul totale di 530.
E’ diventata una vera e propria sommossa la protesta dei detenuti presso il carcere di Rieti. Circa una quindicina di loro sono riusciti a salire sul tetto dell’istituto penitenziario manifestando. I detenuti del carcere reatino hanno dato fuoco a carta e materassi, facendo innalzare una densa colonna di fumo nero visibile anche a grande distanza dalla struttura. L’intera area e’ stata perimetrata dalle forze dell’ordine: sul posto agenti di Polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria, in assetto antisommossa, mentre all’interno della struttura sono all’opera squadre dei vigili del fuoco del comando provinciale di Rieti per spegnere l’incendio.
Una situazione che desta molte preoccupazioni. Si sta lavorando per cercare un dialogo e placare la furia non solo dei detenuti ma anche delle loro famiglie che in questi giorni hanno protestato davanti le strutture penitenziarie.
La decisione alla quale intanto si è giunti prevede “colloqui digitali”, saranno potenziati i servizi di Skype, il servizio mail, le telefonate che andranno a sostituire il colloquio”.
Purtroppo un altro grave problema che si palesa è quello del sovraffollamento, un fenomeno spesso denunciato negli anni e che in stati di emergenza come questi si aggrava ulteriormente, basti pensare che, in Italia ci sono 61mila detenuti rispetto ad una capienza di 51 mila posti.
Sui social non sono mancati messaggi di odio nei confronti dei confronti e delle loro famiglie incitando ancora di più alla violenza.
I colloqui digitali saranno già un passo avanti per placare i detenuti e le loro famiglie ma l’allerta resta comunque alta e un pensiero va anche e soprattutto a coloro che lavorano all’interno delle strutture carcerarie.