La tempesta mediterranea Gabri ha portato sulla Sicilia le piogge più abbondanti dal 25 marzo 2020, quando precipitazioni record salvarono l’annata agricola da una crisi idrica. I dati del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias) evidenziano che ieri è stato il decimo giorno più piovoso dal 2002, con accumuli significativi ma distribuiti in modo irregolare sul territorio.
Piogge record sull’Etna
La stazione Sias di Linguaglossa Etna Nord, a 1875 metri di altitudine, ha registrato ben 250,4 mm in sei ore, con picchi di 67 mm in un’ora e 165 mm in tre ore. Questi quantitativi straordinari favoriscono la ricarica dei corpi idrici sotterranei etnei, grazie alla natura lavica e fessurata dei terreni.
Benefici agricoli, ma criticità idriche persistenti
Le piogge hanno dato un contributo significativo al settore agricolo e zootecnico, garantendo riserve idriche utili per colture come cereali e foraggi, e riducendo la necessità di irrigazione per l’agrumicoltura. Tuttavia, la distribuzione disomogenea degli accumuli ha lasciato in sofferenza le aree centrali e occidentali dell’isola, dove i deficit idrici rimangono preoccupanti.
Venti e tornado protagonisti nel Siracusano
Oltre alle piogge, Gabri ha portato venti di burrasca e tornado, con raffiche record in diverse stazioni Sias. A Ragusa, il vento ha raggiunto i 122,8 km/h, superando il precedente massimo del 2012, mentre a Calascibetta (Enna) è stato rilevato un picco di 93,6 km/h, stabilendo un nuovo primato per la stazione.
Problemi di monitoraggio
La rete Sias ha incontrato alcune difficoltà: le stazioni di Antillo, Aidone, Novara di Sicilia e Trapani Fulgatore non hanno completato i rilevamenti a causa di problemi di comunicazione probabilmente legati al maltempo.
La tempesta Gabri si conferma uno degli eventi meteorologici più rilevanti degli ultimi anni, ricordando l’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici e la necessità di una gestione strategica delle risorse idriche in Sicilia.