MESSINA – A poco più di un anno dalla scadenza del Pnrr, la sanità territoriale messinese si trova in una situazione critica: su oltre 48 milioni di euro finanziati per Case e Ospedali di Comunità, è stato speso appena l’8,1%. È il dato più evidente emerso dal Focus sullo stato di attuazione della Missione 6 del Pnrr, presentato ieri dalla Cgil Messina, con l’intervento del segretario generale Pietro Patti e della segretaria confederale con delega al welfare Stefania Radici.
Il sindacato parla di “forti preoccupazioni” per i ritardi nell’esecuzione dei progetti, per l’esiguità delle spese rendicontate e per la mancanza di risorse per il personale, elemento che potrebbe compromettere il funzionamento delle strutture anche laddove i lavori verranno conclusi.
Ritardi gravi e fondi fermi: 8 strutture senza lavori avviati
Secondo i dati ufficiali della piattaforma ministeriale di monitoraggio ReGIS, sul territorio messinese risultano finanziate 21 Case di Comunità, ma in 8 casi (38,1%) i lavori non sono ancora partiti. I cantieri attivi sono 13, ma i pagamenti effettuati sono fermi al 9,1% del totale disponibile. Per i 6 Ospedali di Comunità, i lavori risultano avviati, ma la spesa reale è pari appena al 5,9%.
Nel complesso, su 48.016.993 euro riconosciuti per 27 strutture, risultano spesi solo 3.890.123 euro. “Chiediamo che ci sia la massima attenzione per non disperdere questa occasione storica di rafforzare l’assistenza sanitaria di prossimità”, ha dichiarato Patti. “Le nuove strutture devono inserirsi in un contesto già deficitario. Occorre intervenire subito”.
Taormina e la costa jonica: rischio cattedrali nel deserto
La Cgil mette in evidenza il caso di Taormina, che ospita un presidio ospedaliero fondamentale per il bacino orientale della provincia e per l’intera fascia turistica. “È essenziale che la sanità di prossimità funzioni in questi territori – afferma Radici – anche per sgravare l’ospedale dagli accessi impropri e garantire cure tempestive ai residenti e ai visitatori”.
Stesso discorso per i Comuni costieri come Sant’Alessio Siculo e Roccalumera, dove l’accesso ai servizi sanitari è già oggi limitato. “Senza un’adeguata dotazione di personale, le Case di Comunità rischiano di restare scatole vuote – prosegue la Cgil –. Non basta costruire, serve garantire continuità assistenziale e presenza capillare sul territorio”.
Personale insufficiente e tetti di spesa: il nodo irrisolto
Il sindacato ha elaborato anche una stima concreta delle necessità assunzionali per far funzionare le nuove strutture. Per le 9 Case di Comunità HUB aperte h24 servirebbero da 63 a 99 infermieri, 9 assistenti sociali, 45-72 operatori di supporto, oltre a medici e specialisti ambulatoriali. Per i 6 Ospedali di Comunità si stimano almeno 36-48 infermieri, 24-36 OSS, 6 coordinatori infermieristici e 6 medici.
Numeri rilevanti, che si scontrano però con la mancanza di risorse dedicate al personale e con i tetti di spesa ancora in vigore. La Sicilia è penultima in Italia per dotazione infermieristica (3,84 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro una media nazionale di 5,13) e ultima per rapporto infermieri/medici (1,84 contro 2,44).
“Senza il giusto numero di operatori – afferma la Cgil – le nuove strutture non potranno offrire i servizi previsti. Rischiamo di costruire per poi non poter aprire”.
ADI, telemedicina e precarietà: un futuro incerto
Un altro fronte critico riguarda la misura “Casa come primo luogo di cura e telemedicina”. L’assistenza domiciliare integrata (ADI) è in parte esternalizzata e si basa su personale precario, spesso pagato con voucher per prestazioni occasionali. Il progetto scade a fine 2025, ma non si conoscono ancora le modalità di finanziamento successive.
In forte ritardo anche la piattaforma regionale di telemedicina, del valore di 38,4 milioni di euro: doveva già essere in fase di collaudo, ma il bando per la fornitura delle apparecchiature è stato pubblicato solo a gennaio 2025, con scadenza a marzo.
Le 7 Centrali Operative Territoriali, invece, risultano ultimate, ma devono ancora essere dotate del personale necessario per funzionare.
La richiesta della Cgil: “Servono assunzioni e partecipazione della comunità”
“Chiediamo che si acceleri l’attuazione dei progetti – conclude Radici – e che si chiariscano i piani di reclutamento. Occorre stabilizzare il personale esistente e prevedere nuove assunzioni. Inoltre, riteniamo fondamentale coinvolgere la comunità nella governance delle nuove strutture per promuovere salute, prevenzione e benessere sociale”.
In un momento di grande sfida sociale ed economica, la Cgil Messina lancia un appello alle istituzioni locali, regionali e nazionali affinché la sanità non resti un’opera incompiuta: “Non possiamo permetterci di perdere una tale opportunità di riequilibrio e giustizia territoriale”.