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CRONACA

Etna, dopo la nube, la fuga dei turisti: l’eruzione accende il dibattito sulla sicurezza

Il crollo del cratere Sud-Est ha generato un flusso piroclastico che ha sorpreso gli escursionisti. L’Ingv: attività in calo, rischi limitati

CATANIA – È bastata una nube per far esplodere la polemica. Il crollo di una parte del cratere Sud-Est dell’Etna ha generato un flusso piroclastico che ha colto di sorpresa diversi turisti in escursione sul vulcano, costringendoli alla fuga tra urla e scene di panico, finite subito sui social. A distanza di un giorno, se l’attività eruttiva risulta ormai in calo, il dibattito sulla sicurezza e sul rispetto delle regole in alta quota è invece in piena ascesa.

Le immagini circolate mostrano una colonna di materiale incandescente che scende veloce lungo il fianco settentrionale del cratere e una nube grigio-rossastra che si alza verso la Valle del Bove. L’episodio non ha provocato feriti, ma ha sollevato dubbi sulle modalità con cui si gestiscono le escursioni nei momenti di allerta. Secondo l’Ingv di Catania, a crollare è stata una porzione del cono vulcanico, probabilmente a causa della pressione interna accumulata in tempi brevi.

Un responsabile scientifico dell’Osservatorio etneo ha chiarito che “non è stata una sorpresa per gli addetti ai lavori: l’intervallo tra questa e la precedente eruzione era abbastanza lungo da consentire l’accumulo di magma. L’evento è stato violento ma contenuto, e il materiale si è arrestato in zone disabitate”.

Eppure, tra chi si trovava in quota, c’è chi racconta di attimi di paura. Un produttore agricolo, che si trovava a raccogliere ciliegie nei pressi di una vigna sul versante orientale, ha descritto la nube come “una massa che ci veniva incontro”. Turisti sul lato nord sono rimasti immobili davanti al boato, altri hanno abbandonato velocemente i sentieri.

Dura la presa di posizione di alcuni operatori del versante sud, che rivendicano di aver sospeso in anticipo le escursioni in quota seguendo i bollettini di rischio. “Noi abbiamo fermato le attività. Chi ha guidato i turisti altrove, se ne assuma la responsabilità”, afferma un referente del settore.

Secondo una guida abilitata, “le disposizioni della Protezione civile sono chiare dal 2013, e indicavano un livello di rischio tale da non superare i 2.500 metri. Noi ci siamo fermati lì. Chi era più su, dovrà spiegare perché”.

Il Vona (Volcano observatory notice for aviation) è stato nel frattempo declassato al livello verde. Il tremore vulcanico, che misura l’energia interna, è rientrato su valori bassi e la localizzazione delle sorgenti resta nei crateri centrali.

Ma il punto, ora, non è solo la dinamica dell’eruzione. È la gestione, il rispetto dei protocolli e il confine – spesso sottile – tra spettacolo e imprudenza. La montagna si è (quasi) fermata, ma intorno all’Etna, il rumore continua.