MESSINA – Dopo oltre quarant’anni di servizio, il Luogotenente carica speciale Antonio Scaletti lascia l’Arma dei carabinieri e va in congedo. Un percorso iniziato nel 1984, come militare di leva e proseguito ininterrottamente al fianco dello Stato, con incarichi sempre più rilevanti e delicati.
La sua prima destinazione fu la Compagnia Speciale di Rosarno, embrione dello Squadrone eliportato cacciatori. In quel contesto difficile e carico di tensioni, fu inviato a San Luca, nel cuore della Locride, dopo l’uccisione di un comandante: fu lì che iniziò a comprendere la profondità della missione che lo attendeva.
Con la fine della leva, entrò stabilmente nell’Arma, prestando servizio a Maruggio, in provincia di Taranto, dove vestì per la prima volta i panni del Carabiniere effettivo. L’indole investigativa lo portò nel 1989 alla Sezione anticrimine, creata su impulso del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. In quegli anni contribuì in prima persona alla cattura di un pericoloso latitante, inseguito per oltre 150 chilometri.
Dopo la Scuola sottufficiali, prestò servizio alla Compagnia di Catania Fontanarossa, dove, ancora allievo, eseguì un arresto in flagranza per spaccio proprio durante l’ultimo giorno di tirocinio.
Nel 1992 fu trasferito a Rossano Calabro: qui guidò un gruppo investigativo che ottenne risultati tali da indurre alcuni esponenti di vertice delle cosche alla collaborazione con la Giustizia. Fece ritorno alla Sezione Anticrimine (oggi Ros), dove prese parte all’operazione “Galassia”, e ricevette un encomio ufficiale.
Minacciato, dovette lasciare la Calabria. Arrivò a Messina, dove si distinse subito individuando il responsabile di alcuni incendi contro mezzi dell’Arma. Trasferito alla 1ª Sezione del Nucleo Investigativo, contribuì a operazioni di grande rilevanza: “Spagna 2000”, “Segugio”, “Intreccio”, fino alla cattura dei fratelli Mignacca, ai sequestri di droga e armi, e a numerosi arresti.
Cinque anni di attività nel litorale ionico messinese lo videro impegnato in un’azione quotidiana e silenziosa contro il traffico di stupefacenti, portata avanti sempre con discrezione.
Encomi, servizio e dedizione
Nel 2014, un’indagine che si concluse con la sua assoluzione lo costrinse a lasciare temporaneamente i ruoli operativi. Venne trasferito al Nucleo radiomobile, dove contribuì in modo fondamentale alla ripartenza del 112 NUE, dimostrando le sue competenze anche nella gestione tattico-logistica.
Nonostante fosse vicino alla pensione, nel giugno 2024 partecipò volontariamente al G7 di Borgo Egnazia: al fianco del personale del G.I.S., prese parte a un delicato servizio di tutela del Cancelliere tedesco Scholz, ricevendo il plauso del responsabile del Reparto Speciale.
La sua ultima operazione lo ha visto in prima linea nel caso del femminicidio di Sara Campanella. Comandando il Nucleo Radiomobile in assenza del titolare (il tenente colonnello Arcangelo Maiello), Scaletti contribuì in modo determinante alla rapida cattura del presunto responsabile.
Numerosi gli episodi che ne raccontano la capacità investigativa. In uno, finse di essere arrestato per sorvegliare un sospetto: quest’ultimo, ignaro, ne parlò in una lettera come “un giovane sconosciuto”.
Con la fine del servizio attivo, Scaletti consegna alla storia personale e collettiva dell’Arma una carriera esemplare, segnata da impegno, lealtà, coraggio e passione. La sua è una testimonianza concreta di cosa significhi servire lo Stato ogni giorno.
L’omaggio dei colleghi
I colleghi del Nucleo Radiomobile di Messina hanno voluto salutarlo con una lunga e sentita lettera. Ne ripercorrono le tappe, a partire dal suo arrivo nella Benemerita nel 1984, fino agli anni di servizio a Rosarno, Maruggio, Bari, Rossano, Castanea, e poi Messina.
Hanno sottolineato la sua umanità, l’empatia, il sorriso con cui ha affrontato anche le situazioni più complesse, la capacità di essere guida e punto di riferimento. Un passaggio particolarmente toccante ricorda il difficile periodo del 2014, quando Scaletti – insieme alla sua famiglia – ha vissuto un momento doloroso e delicato, affrontato però con forza e dignità, fino all’assoluzione.
Nella lettera si fa omaggio anche alla sua dimensione privata: al legame con la moglie Eleonora, alla dedizione verso i figli Andrea, oggi in servizio in Toscana, e Nicolò, brillante ingegnere. Viene definito “una leggenda vivente” e un esempio per tutti. Il loro saluto è un augurio, ma anche una promessa: quella di custodire i valori che Scaletti ha saputo incarnare. E di continuare, grazie al suo esempio, a servire con onore.