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Acr Messina, il Tribunale dichiara la liquidazione giudiziale: futuro appeso a un filo

La sezione fallimentare ha respinto la richiesta di esercizio provvisorio: toccherà alla curatrice Di Renzo tentare di salvare l’attività sportiva

Non ci sono più margini di salvezza: l’Acr Messina è stata dichiarata in liquidazione giudiziale dalla sezione fallimentare del Tribunale. Il provvedimento, emesso dal collegio presieduto dal giudice Ugo Scavuzzo con relatore Daniele Carlo Madia, certifica la fine della gestione targata Sciotto-Alaimo e apre a un futuro tutto da scrivere per il calcio cittadino.

Il Tribunale ha respinto la richiesta di esercizio provvisorio presentata dai legali del club, giudicando insostenibile una prosecuzione in quelle condizioni. Le carte parlano di un indebitamento rilevante, di assenza di liquidità e di una perdita d’esercizio tale da configurare uno stato d’insolvenza irreversibile. Non un momento di difficoltà passeggera, ma una crisi strutturale che ha reso impossibile andare avanti.

Il compito della curatrice e le incognite sportive

La gestione della fase successiva passa ora nelle mani della curatrice fallimentare Maria Di Renzo. A lei spetterà il compito di valutare i costi reali e predisporre una procedura a evidenza pubblica per garantire, se possibile, la continuità dell’attività sportiva. Una strada non semplice, che richiede tempi rapidi e soprattutto risorse economiche concrete.

La decisione rende vana la richiesta di proroga al 10 ottobre avanzata dal presidente Stefano Alaimo e fa cadere l’ipotesi di un piano di ristrutturazione dei debiti. Nel frattempo, il Tribunale ha trasmesso a Figc e Lega nazionale dilettanti la richiesta di rinvio della gara contro il Città di Gela. Ma il rischio che il campionato di Serie D del Messina si interrompa bruscamente è più che concreto.

Per i tifosi giallorossi si chiude così una stagione segnata da false partenze, trattative mai concretizzate e una dirigenza incapace di dare stabilità. L’ennesima resa senza onore di una società che, prima ancora che sul campo, ha perso nella gestione quotidiana, lasciando una città intera priva del suo simbolo sportivo più rappresentativo.