PALERMO – Sarà il nuovo lavoro scritto e diretto da Emma Dante, “Re Chicchinella”, ad aprire ufficialmente la stagione 2025-2026 del teatro Biondo del capoluogo siciliano, la prima curata da Valerio Santoro. Sabato 18 ottobre, alle ore 19.00, il sipario si alzerà su uno spettacolo che non solo segnerà l’inizio di un nuovo corso artistico per il teatro palermitano, ma anche il completamento del percorso che la regista siciliana ha dedicato al mondo visionario di Giambattista Basile, dopo “La scortecata” e “Pupo di zucchero”.
Un cartellone che riflette la realtà
La rassegna, significativamente intitolata “Storie che si riflettono”, nasce con l’intento di restituire al teatro la sua funzione partecipativa e collettiva. Un luogo in cui, come sottolinea Santoro, “tutti e tutte possano riconoscersi nelle emozioni, nei conflitti e nei sogni raccontati in scena”.
Un programma che intreccia classici e nuove drammaturgie, offrendo un dialogo continuo tra passato e presente, memoria e contemporaneità.
Un racconto barocco sull’avidità e la solitudine del potere
“Re Chicchinella”, prodotto dal Piccolo teatro di Milano – teatro d’Europa in coproduzione con Atto Unico – Compagnia Sud Costa Occidentale, teatro di Napoli – teatro Nazionale, teatro Stabile del Veneto – teatro Nazionale, Carnezzeria e numerosi partner europei tra cui il Célestins Théâtre de Lyon e il Châteauvallon-Liberté Scène Nationale, sarà in scena fino al 26 ottobre.
Lo spettacolo, libero adattamento da Lu cunto de li cunti di Basile, porta in scena un universo grottesco e poetico, in bilico tra il comico ed il tragico, popolato da un re che incarna i vizi e le miserie della nostra epoca.
Colto da un bizzarro incidente che vede come protagonista una gallina creduta morta rimasta attaccata al corpo del re, trasformandosi in un essere magico capace di farlo produrre uova d’oro, il sovrano diventa metafora vivente di un potere sterile e malato, divorato dall’avidità altrui. Svuotato e solo, finisce per ribellarsi a quella corte che, più che amarlo, lo sfrutta per il proprio tornaconto.
Emma Dante: “Una favola che racconta la nostra realtà”
Per Emma Dante, Basile rappresenta un maestro di “verità nascosta nella meraviglia del linguaggio”. L’autrice palermitana descrive l’autore seicentesco come un “affabulatore che, dietro la magia delle sue parole, custodisce sempre qualcosa di estremamente terreno”.
In questa nuova opera, la regista mette in scena la solitudine del potere, l’anaffettività delle relazioni familiari e la mancanza di empatia come mali cronici del nostro tempo. “Si ha sempre paura a parlare delle famiglie – osserva Dante – ma anche in quella reale, apparentemente perfetta, si nascondono miserie e distanze. Il re è solo, malato, abbandonato. Intorno a lui, una corte che non si cura della sua anima, ma delle uova d’oro che produce”.
La fiaba diventa così una lente deformante che riflette le storture del mondo moderno, il potere come malattia, la ricchezza come condanna, la famiglia come luogo di egoismi e silenzi.
Tra sogno ed incubo, la chiusura di un ciclo poetico
Con Re Chicchinella, Emma Dante chiude un trittico dedicato a Basile, esplorando ancora una volta la tensione fra corpo e anima, concretezza e sogno, comicità e dolore.
Le luci di Cristian Zucaro ed i costumi firmati dalla stessa Dante concorrono a creare un’atmosfera sospesa, dove il barocco linguistico dell’autore campano si trasforma in teatro fisico, visione ed incubo.






