Fin dal mattino l’aggancio delle due gomene, corde possenti che trasmettono la forza dei tiratori alla macchina votiva, ha dato avvio ai preparativi. Quest’anno ciascuna misura 125 metri, dieci in più rispetto all’anno scorso, consentendo l’ingresso di oltre cento nuove leve per corda: un segno concreto della crescente partecipazione popolare, passata dai 200 uomini degli albori ai 2.000 tiratori di oggi.
La macchina e gli uomini
Alta più di 16 metri e con un peso di circa 8 tonnellate, la Vara avanza grazie a un’organizzazione millimetrica. Sessanta timonieri e trenta vogatori regolano l’assetto e guidano le corde, mentre i tiratori, in camicia bianca e fascia azzurra, si muovono compatti al comando dei capicorda. La città risponde con il tradizionale grido “Viva Maria!”, che accompagna ogni strappo in avanti.
La “girata” e le soste rituali
Il momento più atteso resta la “girata”, all’incrocio tra via Garibaldi e via I Settembre: un’inversione di circa 135 gradi che mette alla prova coordinazione e resistenza. Fondamentali anche le soste, come quella davanti alla Prefettura rivolta alla Madonnina del Porto, che uniscono devozione e silenzio collettivo al fragore del corteo.
Il popolo della Vara
Le stime parlano di circa 150.000 persone presenti lungo il tracciato, tra cittadini, fedeli e turisti. Un flusso imponente che rinnova l’identità della città e conferma la centralità di questa tradizione. La presenza delle forze dell’ordine e dei volontari ha garantito lo svolgimento ordinato di una manifestazione che coinvolge Messina intera.
Significato e continuità
La Vara non è soltanto una macchina votiva: è un altare in movimento, una liturgia collettiva che tiene insieme passato e presente. Nel giorno dell’Assunta, Messina ritrova la sua voce unitaria, scandita da corde tese, mani salde e dal grido che attraversa i secoli: “Viva Maria!”.










