MESSINA – “Questo progetto è sbagliato, pericoloso e dannoso”. Con queste parole la capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga, ha aperto l’incontro con la stampa nella Sala Ovale di Palazzo Zanca, davanti ai giornalisti e ai rappresentanti democratici locali. Il Ponte sullo Stretto è stato al centro del dibattito, indicato come “uno strumento di propaganda del ministro Salvini” che finirebbe per “distogliere risorse fondamentali da sanità, trasporti e gestione della scarsità idrica”. Al suo fianco erano presenti la presidente dell’Assemblea provinciale Valentina Martino, il segretario provinciale Armando Hyerace, la deputata nazionale Stefania Marino e il capogruppo in consiglio comunale Felice Calabrò.
Le priorità del Pd: legalità e aree interne
Braga ha sottolineato la necessità di un’agenda alternativa per il Mezzogiorno: “La nostra battaglia – spiega – sarà durissima perché questa è una terra che ha bisogno di risposte concrete, non di sprechi. Vogliamo investire nelle aree interne, dove con la nostra segretaria Schlein abbiamo presentato una proposta di legge che prevede incentivi fiscali, stipendi adeguati per medici e insegnanti, infrastrutture di prossimità e sostegno a chi sceglie di avviare attività imprenditoriali”.
Il tema della legalità è stato rilanciato alla luce delle inchieste che hanno coinvolto figure di primo piano del centrodestra regionale. “È uno scandalo – chiosa Braga – che la destra continui a portare avanti un progetto come il Ponte, con enormi falle di sicurezza sismica e ambientale irrisolte, e al tempo stesso non dia risposte sulla trasparenza e sull’uso delle risorse pubbliche”.
Hyerace: “Un monumento all’inefficienza”
Altrettanto perentorio l’intervento di Armando Hyerace, il quale ha allargato il fronte delle critiche: “Sul Ponte sullo Stretto – esordisce – si respira un entusiasmo immotivato: il rischio è di ritrovarci non di fronte a un’opera strategica, ma a un monumento all’inefficienza. Mentre si annunciano miracoli, i voli vengono tagliati, le strade restano dissestate e sono spariti 500 milioni che erano destinati al miglioramento dell’attraversamento dello Stretto. Non possiamo accettare che Messina diventi un cantiere infinito, senza certezze sui tempi e sui benefici reali.”
Il segretario provinciale ha insistito anche sul futuro della Sicilia: “Non si costruisce solo con il cemento del Ponte, ma con il lavoro, la riconversione industriale e la sostenibilità. Nell’area del Mela servono progetti veri di riconversione ecologica: non possiamo lasciare soli lavoratori, indotto e comunità. Le aree interne non sono condannate al declino: borghi, agricoltura e turismo possono e devono essere la leva per ripartire”.
Hyerace ha legato le priorità del Pd anche al diritto alla salute: “Difendere la sanità pubblica significa difendere la democrazia. Le case della comunità senza personale sono solo cattedrali nel deserto. Servono assunzioni stabili e nuove politiche di investimento. La salute non è un business e rilanciare il Servizio sanitario nazionale deve essere la priorità”.
Marino, Martino e Giuffrida: le altre voci democratiche
La deputata nazionale Stefania Marino ha rimarcato il valore delle aree interne: “Con la nostra proposta di legge – sostiene – vogliamo dimostrare che borghi, agricoltura e turismo non sono il passato, ma il futuro della Sicilia. Il centrodestra le considera terre marginali, per noi sono una risorsa strategica da valorizzare con investimenti concreti”.
La presidente provinciale Valentina Martino ha invece puntato il dito contro le scelte del governo nazionale. “Tagliare i fondi ai Comuni per l’accoglienza dei minori – rimarca – non intervenire in difesa della sanità pubblica e destinare 15 miliardi al Ponte significa condannare cittadini e territori. Non è questa la visione politica del nostro partito, che invece vuole un presente equo e sostenibile”.
Laura Giuffrida, per la Conferenza delle donne democratiche, ha denunciato l’impugnativa del governo nazionale contro la legge regionale sulle assunzioni di medici non obiettori: “Oggi in provincia di Messina una donna che vuole abortire non trova medici disponibili: questo non è un diritto, è un’ingiustizia che non possiamo tollerare”.
Un modello alternativo
L’incontro si è chiuso con l’appello all’unità tra i livelli nazionale, regionale e provinciale. “Il nostro modello di sviluppo – ha concluso Braga – non passa dalla distruzione del territorio, ma dalla sua tutela, dalla sanità pubblica e da una infrastrutturazione diffusa che tenga insieme legalità, diritti e futuro per il Mezzogiorno”.






