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Messina, “I Promessi Sposi” in scena al teatro Vittorio Emanuele tra musica, danza e immagini

Una produzione imponente con 33 performer, scenografie mobili e video mapping restituisce la potenza del capolavoro manzoniano in una messa in scena immersiva e senza tempo

MESSINA – Uno dei capolavori della letteratura italiana si trasforma in un’esperienza scenica potente e immersiva, con I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, romanzo fondativo della nostra cultura, che approda sul palco del teatro Vittorio Emanuele dal 8 al 10 ottobre alle in una versione che unisce musica, danza, coro ed immagini, dando vita a uno spettacolo capace di travolgere lo spettatore in un vortice di emozioni.

Una produzione di grande impatto

A rendere unica questa trasposizione sono i numeri e le scelte artistiche, trentatré performer in scena, scenografie mobili, raffinati costumi e l’uso del video mapping che moltiplica lo spazio scenico. La messa in scena si configura come un viaggio sensoriale, in cui ogni elemento concorre a restituire la forza narrativa del romanzo manzoniano. Nessun episodio fondamentale è tralasciato, a partire dal celebre Addio ai monti al rapimento di Lucia, dalla rivolta dei forni fino alla peste che devasta Milano, lo spettatore è accompagnato in una narrazione che non concede tregua. La coralità dei momenti drammatici, sostenuta da musica e danza, diventa così il filo conduttore di un affresco che conserva la potenza letteraria originaria e la traduce in emozione visiva e sonora.

La trama: tra storia e sentimento

La vicenda è quella nota, ambientata nella Lombardia del Seicento. Lucia e Renzo, promessi sposi, vedono il loro matrimonio ostacolato da Don Rodrigo, il signorotto che, invaghito di Lucia, ne impedisce le nozze con l’aiuto del pavido Don Abbondio. Inizia così il percorso accidentato dei protagonisti, costretti a subire violenze, inganni e fughe, fino al drammatico rapimento della giovane da parte dell’Innominato. Sarà proprio l’incontro con Lucia a scatenare nell’animo del potente bandito una crisi interiore, che lo condurrà alla conversione e alla restituzione della ragazza. Intanto la peste imperversa, Renzo sopravvive, Don Rodrigo soccombe. Nel lazzaretto di Milano, tra dolore e speranza, Lucia e Renzo si ritrovano, suggellando infine la loro unione.

La visione registica: un dramma senza tempo

La regia punta a spogliare il testo da ogni rigidità storicistica, per restituirne la straordinaria modernità. L’attenzione si concentra sul dramma universale dei personaggi, sulle loro paure e sul loro desiderio di riscatto. Le scenografie, i costumi ed il video mapping, pur imponenti, non diventano mai protagonisti invasivi. Piuttosto, accompagnano il ritmo incalzante dei quadri narrativi, che si susseguono come in un montaggio cinematografico, senza pause o momenti di stasi. Particolare rilievo è attribuito al popolo, non semplice sfondo, ma autentico protagonista collettivo della vicenda. Un popolo che soffre, combatte, si ribella e sopravvive, restituendo al pubblico l’attualità di un racconto che attraversa i secoli e conserva intatta la sua forza evocativa.

Un classico che parla al presente

Lo spettacolo si presenta, dunque, come un incontro tra tradizione e contemporaneità. Manzoni non viene solo celebrato, ma reinterpretato con un linguaggio scenico che parla agli spettatori di oggi, abituati a codici visivi e narrativi complessi. L’effetto è quello di un’opera totale, in cui musica, danza ed immagini non abbelliscono, ma rafforzano il nucleo drammatico del romanzo.