TAORMINA – Il primo grazie, quello che scioglie la voce, è per chi ha tenuto insieme la speranza quando la paura sembrava più grande. José, 12 anni, oggi è tornato a casa, in Venezuela, con negli occhi la luce dei giorni nuovi e una cicatrice che racconta una vittoria condivisa. Mamma Karla e papà Carlos parlano piano, pesano le parole come se ogni sillaba dovesse restituire un abbraccio: “Con il cuore pieno di gratitudine desideriamo ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato in questo percorso intenso ed emozionante, durante l’intervento e il recupero di José”. Poi si fermano, sorridono, e aggiungono: “Abbiamo sentito l’affetto, le preghiere e il sostegno di ciascuno di voi, e questo ci ha dato molta forza”.
La loro storia in Sicilia comincia tra sale d’attesa e finestre aperte sul mare. È qui che il Centro di cardiochirurgia pediatrica del Mediterraneo, diretto dal dott. Sasha Agati, ha preso in carico José, intrecciando competenze e umanità. È qui che la Fondazione Chincherini ha trasformato l’imprevisto in possibilità concreta, mentre i volontari della Misericordia di Letojanni, con turni che non guardano l’orologio, hanno riempito di gesti semplici i vuoti più difficili. Al Policlinico di Messina, tra monitor e mani sicure, l’ansia si è fatta respiro regolare. “Il nostro più profondo ringraziamento va a chi ci ha assistito e curato con professionalità e, soprattutto, con umanità”, dicono i genitori. Le parole scivolano come un appunto lasciato sul comodino di una stanza d’ospedale: poche righe, tutto il senso.
Ogni giornata è stata un passaggio: l’attesa dell’intervento, il silenzio del reparto, il primo gesto autonomo, una passeggiata breve nel corridoio, gli sguardi che si incontrano al cambio turno. Fuori, Taormina continuava il suo ritmo di pietra e luce; dentro, una comunità si stringeva attorno a un bambino e alla sua famiglia, cucendo insieme la trama di una ripartenza. “Oggi, guardando indietro, possiamo solo provare gratitudine e speranza”, dicono. È una frase semplice, ma pesa come un timbro sul passaporto della vita che ricomincia.
Adesso José è rientrato in Venezuela. La valigia, più leggera del volo d’andata, porta con sé i nomi di chi ha camminato al loro fianco. “Grazie per averci accompagnato, sostenuto e condiviso con noi ogni passo di questa storia”, ripetono mamma e papà. Non è un addio, piuttosto il filo che resta teso tra due sponde del Mediterraneo. Perché le storie, quando sono vere, continuano anche quando finiscono.
E continueranno anche qui, con un appuntamento che è insieme celebrazione e memoria: domenica 7 dicembre alle 20,30, al Pala Congressi di Taormina, la “Notte dei miracoli” porterà in prima visione il nuovo film di Matteo Arrigo. L’evento non si è ancora svolto e sarà l’occasione per ritrovarsi, ringraziare, guardare avanti. Un titolo che sembra scritto per José: non perché i miracoli accadano per caso, ma perché nascono quando competenza, solidarietà e coraggio si tengono per mano.
Alla fine, resta un impegno. Quello di ogni comunità che sceglie di essere più grande della somma delle sue paure. “Con tutto il nostro affetto, vi porteremo per sempre nei nostri cuori”. È l’ultima riga del loro grazie. È anche la prima del futuro.






