ITALA – Il progetto di svincolo di cantiere previsto a Itala per servire il raddoppio ferroviario Giampilieri–Fiumefreddo si ferma qui. La valutazione tecnica ha concluso che l’opera non garantirebbe un bilanciamento ragionevole tra l’impatto sul centro abitato e i benefici attesi sulla viabilità. Il nodo, spiegano i tecnici, è duplice: da un lato i flussi di mezzi pesanti che verrebbero sottratti alle strade comunali sono numericamente modesti; dall’altro, la realizzazione di nuove rampe e bretelle in aderenza all’A18 altererebbe per un periodo lungo – nell’ordine di diversi anni – il tessuto urbano costiero. Da qui la decisione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ad esprimere parere negativo.
I numeri di traffico: vantaggio troppo piccolo
Le simulazioni trasportistiche indicano per Itala una domanda di utilizzo dello svincolo molto bassa. In valori medi, si parla di frazioni di veicolo/ora nelle direzioni considerate, con una riduzione giornaliera stimata di poche unità rispetto allo scenario senza svincolo. Un alleggerimento così esiguo non giustifica, secondo gli istruttori, la trasformazione dell’assetto viario locale in un’area densamente abitata e con fronti commerciali e residenziali affacciati sul tracciato.
Un’infrastruttura “temporanea” che resta a lungo
Sebbene definito provvisorio, lo svincolo comporterebbe fasi di cantiere, esercizio e dismissione distribuite su più anni. Ciò significa attività continuative di scavo e movimentazione terre, getti e posa di rilevati, cantieri stradali con cantierizzazione notturna quando necessario, e poi una seconda ondata di lavorazioni per la rimozione a fine utilizzo. Tutte fasi che generano emissioni di polveri, ossidi di azoto, rumore e vibrazioni, oltre a occupazioni permanenti di suolo per rampe, corsie di accelerazione e decelerazione, spartitraffico e barriere di sicurezza.
L’impatto sul fronte urbano e sui “recettori sensibili”
Il tracciato dei collegamenti ricadrebbe a ridosso del lungomare e dei servizi di prossimità. Nella fascia di influenza sono presenti scuola dell’infanzia e primaria, presidio di emergenza/guardia medica e la chiesa parrocchiale: elementi classificati come “recettori sensibili” perché più esposti a rumore, vibrazioni e qualità dell’aria. Le nuove rampe convoglierebbero transiti pesanti lungo la linea degli edifici, con effetti acustici concentrati nelle ore mattutine e serali e una crescita del rischio per l’utenza debole in corrispondenza degli accessi. L’assetto proposto comporterebbe anche la perdita di stalli di sosta e di porzioni di verde lineare, con un peggioramento percettivo del paesaggio costiero.
Aria, rumore e vibrazioni: criticità non compensate
Sul piano ambientale, lo scenario con svincolo introduce sorgenti emissive aggiuntive e spostate più vicino alle abitazioni rispetto ai percorsi alternativi oggi utilizzati per i trasferimenti di cantiere. Le valutazioni indicano superamenti potenziali dei livelli di riferimento nelle ore di picco, in particolare per il rumore da transito e per le vibrazioni generate dai mezzi con carichi di smarino e acciaio d’armatura. Le misure di mitigazione ipotizzate (barriere fonoassorbenti temporanee, limitazioni orarie, irrigazione delle piste per abbattere le polveri, cantieri “low-noise”) non risultano sufficienti a controbilanciare il quadro complessivo, soprattutto considerando la durata pluriennale dell’intervento.
Le alternative lungo l’A18
Resta confermata l’impostazione generale di accessi provvisori in altri punti della tratta, dove i carichi di cantiere sono sensibilmente più elevati e gli svincoli consentono un reale alleggerimento della viabilità ordinaria: le localizzazioni in area Nizza di Sicilia, Sant’Alessio Siculo e zona Taormina/Calatabiano presentano volumi di trasporto materiali (terre di scavo, conci e forniture per galleria) tali da giustificare la realizzazione di rampe dedicate, con un rapporto benefici/costi ambientali ritenuto più favorevole.
Perché Itala si ferma
La conclusione è netta: a Itala il beneficio viabilistico è troppo piccolo rispetto al prezzo ambientale e sociale che il centro abitato dovrebbe pagare. Il rischio è quello di trasformare, per anni, un fronte urbano delicato in corridoio a servizio del traffico pesante di cantiere, con effetti immediati sulla qualità della vita dei residenti e sulla fruizione di scuola, guardia medica e chiesa. Da qui la decisione di non procedere con lo svincolo, puntando su una riorganizzazione dei percorsi di cantiere e sull’utilizzo degli accessi provvisori già programmati dove l’efficacia è maggiore.






