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POLITICA

INTERVISTA De Luca: “Messina non è merce di scambio, nessun baratto politico”

Il leader di ScN e sindaco di Taormina: "Eventuali elezioni anticipate dipenderanno solo dalla verifica sul programma". E rivendica il “laboratorio” nato nel 2018

MESSINA – “Linea di rigore, senza ambiguità”. Cateno De Luca, deputato regionale e leader di Sud chiama Nord, oggi sindaco di Taormina ed ex primo cittadino di Messina, sgombra il campo: “Nessuna trattativa che rimetta in gioco i metodi della vecchia lottizzazione. Il perimetro politico resta quello costruito negli ultimi anni, con una bussola amministrativa che – dice – non contempla baratti o scorciatoie”.

“Messina non la barattiamo per nessuna trattativa politica – prosegue – perché l’esperienza scelta dai messinesi per ben due volte è quella di tenere lontana da Palazzo Zanca la politica delle lottizzazioni.
Questa è la visione che si porterà avanti e non può rientrare in nessuna valutazione di coalizione. Lo abbiamo detto e lo abbiamo ribadito”.

Il nodo comunicazione, “oltre il personaggio”
De Luca non elude l’autocritica su un tema che accompagna da tempo il suo profilo pubblico. “Mi sono sempre definito un elefante nella cristalleria – rimarca – e ho detto che non è giusto che molti messinesi non abbiano approfondito la nostra azione amministrativa, perché il personaggio De Luca ha prevalso sull’azione amministrativa. C’è un’esigenza di comunicazione: faremmo un torto, soprattutto oggi, a Federico Basile se una parte della città non andasse oltre il personaggio e non apprezzasse la buona amministrazione che il sindaco Basile sta portando avanti”. Anche l’architettura politico-organizzativa guarda a questo obiettivo: “Abbiamo distinto, nella costruzione e nella strutturazione del progetto, due delle cinque liste già messe in campo, proprio partendo da questo presupposto anche comunicativo”.

Il “laboratorio Messina” dal 2018 e la richiesta di strumenti speciali
Per De Luca, quanto accaduto in riva allo Stretto è stato, e continua ad essere, un campo di prova nazionale. “Messina è diventata un laboratorio politico e innovativo – sottolinea – già dal 2018. Proprio sulla costruzione del buon governo a Messina si è lanciata una sfida regionale che ha dato un esito eccezionale, senza pari nella storia politica elettorale recente. Messina, per ciò che rappresenta nell’equilibrio nazionale, oggi è nelle condizioni di pretendere, così come ha saputo fare per le baracche, una legge speciale che riguardi l’attività della città, se questo ponte qualcuno stabilirà che si deve fare. In quel caso, la città dovrà essere messa nelle condizioni di incidere”.

Anticipo del voto, “niente tattiche: decide la verifica sul programma”
Dopo le ultime mosse politiche, nei palazzi si è sussurrato di elezioni comunali anticipate. “Si è parlato, soprattutto in pezzi della politica – spiega De Luca – di elezioni anticipate: timore o speranza non si sa. Noi rispondiamo che una competizione elettorale anticipata non è collegata a tattiche politiche.
Può essere solo frutto della conclusione di una verifica che si sta facendo e che riguarda l’attuazione del programma che il sindaco Federico Basile ha chiesto, in relazione alla corrispondenza tra gli obiettivi iniziali e i risultati raggiunti”.

La linea di condotta è binaria. “Se il risultato sarà positivo – chiosa l’ex sindaco della Città dello Stretto, si andrà avanti completando il mandato. Se invece il risultato non sarà quello che il sindaco Basile e anch’io, sul piano politico, avevamo prefissato, è ovvio: se la squadra si mostra stanca, la portiamo a riposare e ci ripresentiamo, alla luce del sole, al giudizio dei messinesi”.

Il perimetro resta amministrativo, non identitario
Nel ragionamento di De Luca “la distinzione tra identità personale e rendimento amministrativo è sostanziale. L’apprezzamento per il lavoro in corso a Palazzo Zanca diventa elemento centrale della narrazione, mentre la struttura delle liste – due già definite su cinque – è calibrata per far vedere la sostanza oltre i toni”. Un messaggio diretto alla città e, insieme, al ceto politico che osserva: niente scambi al ribasso, con la disponibilità a rimettere tutto nelle mani degli elettori se servirà.