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CULTURA & SPETTACOLI

VIDEO Messina, la forza fragile delle “Zattere”: Santi Scarcella incanta e commuove nella prima nazionale

Al Teatro Vittorio Emanuele debutta “Zattere nel mare”, un progetto artistico che intreccia musica, memoria e impegno civile, trasformando il palco in uno spazio di condivisione profonda e collettiva

MESSINA – C’è stato un momento, durante la prima nazionale di Zattere nel mare, in cui il silenzio della sala ha parlato più di qualsiasi parola. È accaduto al Teatro Vittorio Emanuele, quando Santi Scarcella ha condotto il pubblico fino al cuore più fragile e autentico del suo nuovo progetto artistico, trasformando uno spettacolo in un’esperienza collettiva di ascolto, riconoscimento e commozione. Una serata intensa, capace di attraversare registri diversi, dal sorriso alla riflessione, fino a una partecipazione emotiva che ha coinvolto l’intera platea.

Un racconto che parla al presente
Zattere nel mare non è solo un concerto, né soltanto uno spettacolo teatrale. È un racconto per musica e parole che si nutre di attualità, memoria e umanità. Scarcella costruisce un percorso che non concede scorciatoie emotive, ma accompagna lo spettatore dentro domande profonde, spesso scomode, sempre necessarie. Il filo conduttore è chiaro e potente: la fragilità condivisa come condizione umana. “Siamo tutti zattere in questo mare in tempesta. E da soli non ci possiamo salvare”. Il messaggio che chiude lo spettacolo arriva come una sintesi limpida e disarmante, accolta da un lungo applauso che è insieme consenso e gratitudine.

La voce del padre e la commozione della sala
Tra i momenti più intensi della serata, la partecipazione straordinaria dell’attore Daniele Perrone, chiamato a dare voce al padre del maestro Scarcella. Un intervento essenziale, quasi sospeso, che ha assunto i contorni di un rito laico. Poche parole, ma decisive, culminate in quel “Vai, vai…” che ha attraversato il teatro come un’eco profonda, caricandosi di significati intimi e universali. Un frammento di vita che ha accompagnato il pubblico fino all’ultimo brano in scaletta, La Rizza, lasciando spazio a una commozione diffusa e sincera.

Il valore della coralità
Il progetto vive e respira grazie a una dimensione corale che è uno dei suoi tratti distintivi. Sul palco, accanto a Scarcella, gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Tortorici hanno dato voce al brano Zattere nel mare, rafforzando il senso di comunità e di partecipazione che attraversa l’intero spettacolo. Impeccabile l’Orchestra d’Archi del Teatro Vittorio Emanuele, diretta dal maestro Alberto Maniaci, capace di sostenere con equilibrio ed eleganza le diverse atmosfere musicali. Solida e sensibile anche la band composta da Nicola Costa, Puccio Panettieri, Francesco Luzzio, Eugenio Garufi, Monica Proietti e Giulia Mancini, che ha saputo coniugare intensità espressiva e delicatezza timbrica, valorizzando ogni brano senza mai sovrastarlo.

Un pianoforte come simbolo
A rendere la serata ancora più densa di significato, la presenza sul palco del pianoforte recuperato dalla Guardia Costiera, quello con la scritta “salvami”, divenuto ormai simbolo di memoria e speranza. Uno strumento che racconta storie di naufragi, di attese e di salvezze mancate, ma che in questa occasione è tornato a vivere attraverso la musica. “Almeno per questa volta, la cultura è stata salvata”. Le parole di Scarcella, pronunciate con emozione evidente, hanno suggellato un momento di forte valore simbolico, ricordando il ruolo della cultura come spazio di resistenza e di umanità.

Un progetto che lascia il segno
Zattere nel mare si conferma così un progetto artistico e umano di grande impatto, capace di unire linguaggi diversi in un racconto coerente e necessario. Uno spettacolo che non si limita a intrattenere, ma interroga le coscienze e invita a riconoscersi nell’altro. A Messina, la prima nazionale ha dimostrato come la fragilità, quando diventa condivisione, possa trasformarsi in forza.