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La Fedra di Racine rivive al teatro Vittorio Emanuele nella reinterpretazione psicanalitica di Federico Tiezzi

In scena a Messina una potente rilettura contemporanea di un classico della tragedia, tra psicanalisi, passioni e scenografie evocative

MESSINA – Un amore proibito, un desiderio che brucia e consuma, il peso di una colpa inestinguibile. È in questo intreccio di passioni e tormenti che prende vita “Fedra”, il capolavoro di Jean Racine in scena al teatro Vittorio Emanuele, il 14 e 15 marzo alle 21 ed il 16 marzo alle 17.30, in una nuova, intensa rilettura firmata dal regista Federico Tiezzi. Una messa in scena visionaria, sospesa tra sogno e psicanalisi, che riporta il pubblico alle radici del mito classico, ma con uno sguardo moderno e penetrante.

Racine, nel 1677, rielabora la tragedia antica di Euripide e Seneca, trasformandola in un’opera che scandaglia le profondità oscure dell’animo umano. La sua Fedra è una donna dilaniata dall’amore impossibile per il figliastro Ippolito, prigioniera di un sentimento tanto inconfessabile quanto irrefrenabile. Un amore che la conduce alla rovina e trascina con sé chiunque le stia vicino. Ma nella lettura di Tiezzi, quella che si consuma sul palco non è solo una tragedia familiare, ma un viaggio nell’inconscio, un’elaborazione psicanalitica del desiderio e della colpa.

La reinterpretazione del regista Tiezzi

Tiezzi, tra i più acclamati registi della scena contemporanea, propone un’interpretazione audace e raffinata. La sua Grecia onirica si dissolve in un luogo mentale, una sorta di stanza interiore della protagonista, dove tutto si svolge come in un lungo sogno febbrile o una seduta psicanalitica. Il palco si fa specchio dell’inconscio di Fedra, abitato da personaggi in fuga dalle proprie verità, da pulsioni ancestrali che non trovano pace. Secondo il regista, è solo attraverso una chiave di lettura freudiana che si può comprendere la complessità dei personaggi di Racine. “Si ama chi non ci ama”, dice Tiezzi citando Proust e questa verità tragica, sembra riassumere l’intero dramma.

Un impianto scenico che traduce il sogno in immagini

Ad accompagnare la regia di Tiezzi è un impianto scenico di forte impatto visivo. Le scene, firmate da Franco Raggi, Gregorio Zurla e dallo stesso Tiezzi, ricreano un’atmosfera sospesa, quasi irreale, dove si fondono gli echi della Grecia classica con un linguaggio visivo contemporaneo, evocando un tempio interiore di emozioni e paure. A curare i costumi, Giovanna Buzzi, vestendo i protagonisti di un’aura solenne, quasi liturgica mentre le luci di Gianni Pollini disegnano lo spazio, modulando tensioni e chiaroscuri con grande sapienza. Di forte suggestione anche l’apporto di Francesca Della Monica nella direzione del canto e della vocalità, amplificando la dimensione emotiva della tragedia, insieme ai movimenti coreografici di Cristiana Morganti.

Un cast di eccellenze

A dare voce e corpo ai tormenti di Fedra e degli altri personaggi è un cast di grande spessore, scelto con attenzione per restituire tutta la carica emotiva del testo di Racine. Catherine Bertoni de Laet è una Fedra straziata e potente, in bilico tra desiderio e senso di colpa. Al suo fianco, Martino D’Amico, Valentina Elia, Elena Ghiaurov, Riccardo Livermore, Bruna Rossi e Massimo Verdastro si muovono con precisione chirurgica, disegnando i contorni di un dramma collettivo che parla di amori impossibili e destini implacabili. Il risultato è un affresco teatrale potente e moderno, capace di restituire al pubblico tutta la forza di un classico, ma attraverso una lente contemporanea che invita alla riflessione e all’introspezione.