MESSINA – Lunedì 7 aprile sarà lutto cittadino a Messina. La città si fermerà per onorare Sara Campanella, la studentessa universitaria di 22 anni uccisa mercoledì scorso sul viale Gazzi, di fronte all’ex stadio “Celeste”. Il sindaco Federico Basile ha firmato l’ordinanza per proclamare il lutto nel giorno delle esequie, che si terranno alle 11 a Misilmeri, paese d’origine della giovane. Un gesto che va oltre il rito istituzionale: è una scelta collettiva di cordoglio, rispetto e responsabilità civile.
Le bandiere comunali saranno esposte a mezz’asta, tutte le manifestazioni pubbliche sospese, e alle 11 l’intera cittadinanza sarà invitata a osservare un minuto di silenzio. “Non è solo un segno di vicinanza alla famiglia di Sara – ha detto il sindaco – ma un momento di riflessione profonda. Ogni atto di violenza contro le donne è una ferita per la comunità intera”.
Il dolore di Messina è già esploso, composto e potente, ieri sera, nella fiaccolata partita dal rettorato dell’Università e arrivata fino a piazza dell’Unione Europea. Migliaia di persone, in gran parte giovani, hanno voluto essere presenti. C’erano la madre di Sara, Cetty Zaccaria, con il marito e il figlio, le massime autorità accademiche e istituzionali, e una comunità unita dalla stessa ferita.
“Grazie per aver dato voce a mia figlia. Continuate a farlo, insieme a noi», ha detto la madre con voce rotta, accolta da un lunghissimo applauso. Le parole, i silenzi, le luci tremolanti delle fiaccole hanno reso la città un’aula di memoria collettiva, più eloquente di qualsiasi discorso. La rettrice Giovanna Spatari ha annunciato che all’Ateneo messinese conferirà a Sara una laurea alla memoria: «Un gesto doveroso per riconoscere ciò che ha costruito con il suo impegno”.
E mentre anche il sindaco Basile ha promesso un segno concreto da realizzare nel luogo della tragedia, gli studenti hanno alzato la voce con compostezza e coraggio. “Ci mancherai per sempre. Ma tu sei ancora qui con noi», ha detto una compagna. Un’altra ha ricordato le tante altre vittime: «Perché non succeda mai più. Perché non si debba più avere paura di vivere”. Lunedì sarà il tempo del silenzio. Ma sarà un silenzio che dice, che domanda, che pretende. Perché non basta fermarsi: bisogna cominciare a cambiare.