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Il dramma di Mascagni riscritto da Piparo “Cavalleria Rusticana – Opera Cuntata” a Palermo

Il 2 luglio la scalinata del teatro Massimo rivive nella voce del cuntastorie siciliano, un intreccio di memoria e parola viva

PALERMO – Non sarà la classica messa in scena da teatro d’opera, ma un vero e proprio rito laico di parola e memoria, quello che animerà, mercoledì 2 luglio alle ore 21.15, la monumentale scalinata del teatro Massimo. A rendere vibrante e attuale la potenza tragica della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, sarà la voce intensa e arcaica del “cuntastorie” per eccellenza, Salvo Piparo, autore, interprete e regista di Cavalleria Rusticana – Opera Cuntata, produzione firmata in collaborazione con l’associazione Kleis, nell’ambito della rassegna estiva del teatro Massimo.

In uno spazio che già di per sé è palcoscenico naturale di grandi suggestioni e che nel 1989 accolse il set di Il Padrino – Parte III di Francis Ford Coppola, Piparo riporta in vita la tragedia di Turiddu e Lola, Alfio e Santuzza, dando voce ad una Sicilia non oleografica, ma profondamente umana e feroce. Il tutto, attraverso la grammatica del cunto, forma di narrazione teatrale che affonda le radici nella tradizione orale e nel ritmo incalzante della parola che scolpisce, affonda e risveglia.

Mascagni rivive tra sangue, memoria e strada

Con il suo stile inconfondibile, fatto di pause e accelerazioni, di intonazioni teatrali e accenti popolari, Piparo non solo restituisce il dramma di Cavalleria rusticana, ma lo innesta in un racconto personale e collettivo. Racconta i suoi ricordi d’infanzia, quando assistette alle riprese di Coppola proprio lì, sulla scalinata, mentre dentro il teatro andava in scena la stessa opera di Mascagni. Da qui, un intreccio tra esperienza vissuta e racconto scenico, tra passato e presente, tra palcoscenico e piazza.

La vicenda raccontata, si fa così riflesso delle tensioni del presente contraddistinte da violenza, rancori, onore e vendetta, elementi che non appartengono esclusivamente al dramma verista, ma che rappresentano emergenze tuttora vive nei quartieri, nei racconti di strada e nelle cronache quotidiane. Nelle mani di Piparo, l’opera lirica si trasforma in uno specchio critico del reale, non più solo da ascoltare, ma da interrogare, permettendoci di osservare il presente con occhi più profondi.

La voce del popolo come coscienza scenica

Condividono la scena con Piparo, sette giovani narratori tra cui: Martina Saladino, Benedetta Vitale, Monica Scibona, Paolo Cacciatore, Claudia Calì e Giuseppe Portaluri, che danno corpo e voce ad una coralità viva e pulsante, interpretando le pieghe morali del dramma ed il valore eco sociale della grande narrazione. Un’azione scenica condivisa e fluida, in cui la parola si trasforma in gesto, riflessione e sguardo critico, mai ridotta a semplice supporto narrativo, ma parte attiva di una drammaturgia partecipata e consapevole.

La scena, completata dalle proiezioni degli allestimenti storici, ne raddoppia la dimensione temporale. Fondamentale anche il lavoro dell’aiuto regista Salvo Damiano, per un impianto scenico che bilancia il rigore filologico e la libertà del racconto orale.

Salvo Piparo, il cantastorie della modernità

La serata del 2 luglio è solo l’ultimo tassello di una carriera in costante dialogo tra tradizione e attualità. Piparo è interprete e custode di un linguaggio che rischiava di scomparire, ma che lui ha reso vivo e incisivo. Dai testi di Salvo Licata a Crollalanza, da Buttanissima Sicilia a Shakespeare in Brexit, fino ai progetti sociali contro il pizzo, la sua voce è quella di un moderno Esopo siciliano, capace di raccontare la bellezza e la contraddizione del Sud con la lucidità di un cronista e la poesia di un artigiano della parola. Nominato testimonial Unicef e protagonista della trasmissione Amori Criminali su Rai 3, Piparo ha costruito un linguaggio teatrale che intreccia memoria popolare e denuncia civile.

“Cavalleria rusticana – Opera Cuntata” non è solo teatro, non è solo cunto, non è solo lirica. È una forma nuova di racconto scenico, dove Mascagni incontra la voce della strada, della memoria, dell’umanità intera. Un appuntamento imperdibile, che ridà al teatro Massimo e alla sua scalinata il ruolo simbolico di luogo in cui si mescolano arte, popolo, storia e contemporaneità.